Diritti umani e scienza si confermano argini al proibizionismo globale

La Giunta internazionale per il controllo delle droghe, l’organo che monitora l’applicazione delle Convenzioni ONU sugli stupefacenti, ha pubblicato il suo rapporto per il 2019. Il tema di quest’anno è la prevenzione dell’abuso di sostanze da parte dei giovani.

Se molte delle raccomandazioni ai governi sono l’ennesima riproposizione di vecchi schemi proibizionisti “come le ‘preoccupazioni’ per la legalizzazione di cannabis per uso ‘ricreativo’ in diverse parti del mondo, quest’anno due temi si segnalano in modo importante. Alcune delle raccomandazioni di quest’anno consolidano l’importanza della ricerca scientifica a livello internazionale anche quando si parla di stupefacenti. Questioni su cui l’Associazione si batte da anni. Occorre quindi investire in ricerca per consentire l’uso terapeutico delle sostanze controllate, ma occorre anche assistere gli Stati nelle necessarie modifiche legislative affinché questo possa accadere senza aggravi economici o burocratici.

Secondo punto importante denunciato senza mezzi termini dal Rapporto sono le ripetute violazioni dei diritti umani commesse nel nome del controllo della droga – anche se non si fanno nomi le esecuzioni di massa nelle Filippine vengono descritte in tutta la loro violenza. La Giunta invita gli Stati membri a usare la forza, quando necessario, in modo proporzionato. Oltre che abolire la pena di morte per reati di droga dove questa ancora resiste, occorre sollevare anche l’incostituzionalità di pene al di sopra dei rischi e danni causati da comportamenti che non hanno vittima. La Giunta invita gli Stati a rispettare il diritto alla cura delle persone con uso problematico delle droghe anche per ridurre lo stigma di cui soffrono.

La Giunta, anche quest’anno, sostiene gli sforzi nazionali e multilaterali per aumentare la quantità di sostanze controllate per scopi medici e scientifici spingendosi a invitare i governi ad assicurarsi che le case farmaceutiche producano quantità sufficienti, a un prezzo ragionevole, di medicine contenenti sostanze controllate, e in particolare gli analgesici oppiacei come la morfina.

Questa posizione netta della Giunta rappresenta un passo avanti importante, da parte di un organismo tradizionalmente conservatore, per rispondere fattivamente a una drammatica realtà: il dolore e la depressione. La ricerca scientifica, che tra mille difficoltà, viene effettuata sulle sostanze controllate sta portando a scoperte importanti, come l’efficacia della cannabis per curare l’epilessia, l’MDMA per il disordine post-traumatico da stress o la psilocibina per la depressione, trattandosi di piante o sostanze sotto controllo internazionale, chi questo controllo lo monitora deve assumersi la responsabilità di fare il proprio lavoro senza infarcirlo di retropensieri ideologici.

Nel mondo centinaia di migliaia di persone usano quotidianamente oppiacei – legali e illegali – ottenuti al mercato nero perché insistere con l’obbligare il ricorso alle organizzazioni criminali o a un uso privato da conoscenza su effetti avversi? Miliardi di persone non hanno accesso ad analgesici di qualità perché non favorire – e con pochi soldi – la presenza di cure analgeische in tutto il mondo con politiche e leggi che consentano il godimento dei benefici delle scienza? Perché continuare a distruggere tonnellate d’oppio piuttosto che farne medicine per i poveri?

La prima settimana di marzo alle Nazioni unite di Vienna si tiene la riunione annuale della Commissione sulle droghe, l’Associazione Luca Coscioni, con Forum Droghe, DRCNet e altre associazione organizza due side-event, di che cosa parleranno? Sì, l’avete indovinato…