Così sono buoni tutti

Sono biologo ricercatore e lavoro in Sanità ma ho diversi parenti e amici magistrati e quindi posso osservare i due mondi dirigenziali (Sanità e Giustizia) da vicino. Alcuni aspetti sono simili: in ambedue i mondi si trovano pochi non interessati al lavoro, diversi che perseguono con costanza posizioni di potere e visibilità ed una grande maggioranza che svolge i propri compiti come si deve, per coscienza e rispetto dei cittadini, più che per altro. Ma vi è anche una differenza: ad una Sanità che funzioni sono tutti interessati perché a tutti può capitare di averne bisogno.

Ed infatti si tratta del capitolo di spesa maggiore per ogni comunità. Ad una Giustizia che funzioni invece, non tutti sono interessati. Chi deve restituire una somma indebitamente incassata, non ha interesse che la Giustizia Civile glielo sentenzi rapidamente. E chi ha compiuto un reato, non ha interesse che la Giustizia Penale lo condanni rapidamente. Questo vale purtroppo anche per il decisore politico: dopo la cancellazione dell’immunità parlamentare, una magistratura indipendente può invadere il campo del potere legislativo se quest’ultimo compie qualcosa che non va.

E quindi se la Giustizia non è troppo efficiente, non è mai stato un gran problema per il decisore politico. Ora però per avere i soldi del recovery plan qualcosa bisogna fare per forza, ma ancora una volta, nulla di quanto sarebbe veramente necessario. Il decisore politico sa bene da sempre di cosa ha davvero bisogno la Giustizia per funzionare. Per esempio selezionare un po’ di più quello che arriva e va trattato (depenalizzazioni più estese di quelle avvenute finora); indurre i dirigenti della pubblica amministrazione a prendere decisioni autonomamente ed assumendosene le proprie responsabilità, senza proteggersi sempre “aspettando l’esito del processo”; dare i mezzi sufficienti, perché senza personale e strutture nessuno può fare miracoli. E così via. Invece si prendono sempre scorciatoie che se pure più facili e rapide, possono creare più problemi di quanti ne risolvano: due anni per il processo di appello, uno per quello di cassazione dopodiché si chiude, tutto decade. Troppo facile (e soprattutto dannoso). A fare le cose così, sono buoni tutti.