Come bruciare una biblioteca

Chiudere Radio Radicale è come bruciare una biblioteca.

E Radio Radicale, senza un finanziamento pubblico adeguato, il prossimo 21 maggio chiuderà. L’ultima legge di bilancio ha ridotto drasticamente i fondi necessari per farla vivere.

Eppure da quasi 40 anni questa visionaria, forse la più alta, intuizione di Marco Pannella,  trasmette la diretta delle Camere e della Corte Costituzionale e dà voce in diretta o in differita ai Congressi di TUTTI i partiti e movimenti (se li tengono).

 “Conoscere per deliberare” è un motto che Radio Radicale ha cercato, nei decenni, di tradurre nella pratica ai suoi ascoltatori e a tutti coloro che vi hanno, in un modo o in un altro interagito, tramite i programmi in convenzione ma anche le rubriche che cariche di competenza, respiro e visione ne arricchiscono il palinsesto.

Dal Maratoneta alla indispensabile rassegna stampa quotidiana di Massimo Bordin, da Radio Carcere a Overshoot passando per le rassegne stampa internazionali, la Radio di Pannella è riuscita e riesce ancora, grazie alla equilibrata direzione di Alessio Falconio a portare alle nostre orecchie fatti e opinioni che vanno ben oltre l’insipiente e poco interessante gossip del momento. Falconio è riuscito con la sua direzione a gestire la delicata fase giunta dopo la morte del fondatore della Radio, quando il tentativo di sostituire le dirette degli incontri degli organi costituenti del PRNTT, con fili volti alla denigrazione degli stessi è stato prepotentemente insistente.

Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte nella conferenza stampa di fine 2018, rispondendo ad una precisa domanda di Lanfranco Palazzolo ha dichiarato che “non si vuole far chiudere la radio ma stimolare a farcela con le proprie gambe”. Che è un po’ come tagliare i fondi alle scuole pubbliche e “stimolare” i Presidi a farcela con le proprie gambe.

Radio Radicale è patrimonio di tutto il paese.  Circa 378.000 audiovideo, 226.000 oratori, 24.000 udienze di processi. Il suo archivio racconta 40 anni (e più) di partitocrazia a cui, pur combattendola nel metodo, ha sempre dato parola proprio per “conoscere per deliberare”.

Radio Radicale non può e non deve chiudere. Non solo perché per tanti di noi è stata una università della politica e della vita quanto perché si spera che possa esserla ancora nel futuro per tanti che oggi contano solo come campione di sondaggi.

Per cui, accogliendo l’appello dell’Associazione Luca Coscioni, ho firmato e così spero possano farlo in tantissimi.