Ci vuole l’oppio per i popoli

cure palliative

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità ogni anno circa 40 milioni di persone hanno bisogno di cure palliative e il 78% di queste vive in paesi a basso e medio reddito. Nei paesi poveri o in via di sviluppo le percentuali relative ai bambini arrivano al 98%, la metà dei quali vive in Africa.

Nel 1961 al Palazzo di Vetro è stata adottata la Convenzione unica sulle sostanze stupefacenti il cui preambolo afferma chiaramente che “l’uso medico degli stupefacenti è indispensabile al fine di alleviare il dolore” e che dovute misure normative “devono essere prese al fine di assicurare che gli stupefacenti siano disponibili a tale scopo” invitando gli Stati a collaborare (anche) in questa direzione.

Dall’inizio degli anni Settanta l’OMS ha adottato una lista di medicine essenziali capaci di soddisfare le esigenze di assistenza sanitaria prioritarie della popolazione. I farmaci sono selezionati tenendo conto dell’importanza della salute pubblica, le prove di efficacia e sicurezza e il vantaggio comparativo dei costi. Tra queste c’è la madre di tutti gli analgesici: la morfina.

Le medicine essenziali devono esser disponibili nel contesto dei sistemi sanitari nazionali in ogni momento, in quantità adeguate, nelle forme di dosaggio appropriate, con qualità garantita e informazioni adeguate oltre che a “un prezzo che le persone, o le loro comunità” possono permettersi. La morfina non ha brevetti e ha costi di produzione irrisori. 

Nel 2017, la rivista Lancet ha commissionato a degli esperti la preparazione di uno studio sulle cure palliative. Il documento ha concluso che la “mancanza di accesso globale al sollievo dal dolore e alle cure palliative durante tutto il ciclo di vita costituisce una crisi globale e l’azione per colmare il divario tra ricchi e poveri è un imperativo morale, sanitario ed etico”, ricordando come “le cure palliative e il sollievo dal dolore siano elementi essenziali della copertura sanitaria universale”.

Malgrado tutti questi testi, raccomandazioni e liste di medicine le cure palliative restano sconosciute a quasi l’80% dell’umanità. Molto spesso, sempre secondo il monitoraggio dell’OMS, le politiche e i sistemi sanitari nazionali non comprendono affatto le cure palliative, oppure la formazione per gli operatori sanitari è limitata o inesistente e l’accesso della popolazione al sollievo dal dolore grazie agli oppiacei è inadeguato e non soddisfa le convenzioni internazionali sull’accesso ai medicinali essenziali.

Uno studio del 2011 che ha preso in considerazione la situazione in 234 paesi, territori e aree delimitate, ha scoperto che solo in 20 paesi i servizi di cure palliative erano ben integrati; nel 42% dei casi non esisteva alcun offerta o servizio di cure palliative, mentre un ulteriore 32% dei casi aveva solo servizi di cure palliative isolati.

Nel 2010, la Giunta internazionale sugli stupefacenti (INCB) ha rilevato che in oltre 121 paesi i livelli di consumo di medicine per sollievo dal dolore da oppiacei erano “inadeguati” o “molto inadeguati” per soddisfare le esigenze mediche di base. Nel 2011 l’83% della popolazione mondiale viveva in paesi con accesso basso o inesistente al sollievo dal dolore da oppiacei.

Le cure palliative servono a migliorare la qualità della vita dei pazienti (adulti e bambini) e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare problemi associati a malattie potenzialmente letali. Prevengono e alleviano la sofferenza attraverso l’identificazione precoce, la corretta valutazione e il trattamento del dolore e di altri problemi, fisici, psicosociali o, se vogliamo, anche spirituali.

Sempre secondo una consolidata letteratura internazionale, le cure palliative sono necessarie per affrontare la sofferenza, prendersi cura dei problemi connessi a certe situazioni al di là dei sintomi fisici. Le cure palliative utilizzano un approccio di gruppo per aiutare i pazienti e i loro caregiver. Ciò include rispondere alle esigenze pratiche e fornire consulenza in caso di lutto. Infine, offrono sostegni e aiuti ai pazienti affinché vivano il più attivamente possibile fino alla morte.

Le cure palliative fanno quindi strutturalmente parte del diritto umano alla salute. 

Le cure palliative sono necessarie per una vasta gamma di malattie. La maggior parte degli adulti che hanno bisogno di cure palliative hanno malattie croniche come malattie cardiovascolari (38,5%), cancro (34%), malattie respiratorie croniche (10,3%), AIDS (5,7%) e diabete (4,6%). Molte altre condizioni possono richiedere cure palliative, tra cui insufficienza renale, epatopatia cronica, sclerosi multipla, morbo di Parkinson, artrite reumatoide, malattie neurologiche, demenza, anomalie congenite e tubercolosi farmacoresistente.

Si tratta di malattie o condizioni che interessano tutta la popolazione mondiale.

Il dolore è uno dei sintomi più frequenti e gravi riscontrati dai pazienti che necessitano di cure palliative. Gli analgesici oppioidi sono essenziali per il trattamento del dolore associato a molte condizioni progressive avanzate. Ad esempio, l’80% dei pazienti con AIDS o cancro e il 67% dei pazienti con malattie cardiovascolari o malattie polmonari ostruttive croniche sperimenteranno dolore da moderato a grave alla fine della loro vita.

Gli oppioidi possono anche alleviare altri sintomi fisici dolorosi comuni, tra cui la dispnea. Il controllo precoce di tali sintomi è un dovere etico per alleviare la sofferenza e rispettare la dignità delle persone.

Se mal utilizzati gli oppiacei possono essere letali. Secondo il National Institute on Drug Abuse degli USA, nel 2017 oltre 47.000 americani sono morti a causa di un sovradosaggio di oppioidi, tra cui medicinali da prescrizione oltre che eroina e fentanyl, un potente oppioide sintetico prodotto illecitamente; nel 2018 son stati 67.300. Nello stesso anno, circa 1,7 milioni di persone negli Stati Uniti hanno sofferto per via di un cattivo uso di sostanze antidolorifiche oppiacee prescritte e 652.000 hanno sofferto di disturbi da uso di eroina (anche se i dati non comprendono il policonsumo). 

Questa incredibile quantità di decessi dev’esser inquadrata nel contesto socio-economico in cui avviene. Interessa infatti una fascia della popolazione prevalentemente composta da “bianchi” (quasi equamente divisa tra uomini e donne) con picchi anomali solo nelle comunità dei nativi americani, persone spesso poco abbienti, poco istruite, non sempre integrate socialmente e che usano queste sostanze mischiandole con altre e senza controllo o somministrazione medica.

Comprendere i fenomeni nella loro complessità aiuta a proporre soluzioni e a non correre ai ripari immotivatamente con ulteriori proibizioni che, negli anni, hanno contribuito a creare le barriere perché gli analgesici potenti fossero disponibili in tutto il mondo.

Vista la distribuzione degli analgesici nel mondo, oltre 30 milioni di persone che ne hanno bisogno non hanno accesso alle cure palliative – metà della popolazione italiana.

Mentre non si riescono a garantire queste medicine essenziali ai poveri di tutto il mondo, la comunità internazionale investe ingenti risorse per distruggere tonnellate di oppio sequestrato in Afghanistan per evitare che venga dirottato nel mercato illegale dell’eroina. 

Visto e considerato che, tra le altre cose, oltre a esser una pianta medica il papavero rappresenta oltre un terzo del prodotto interno lordo (informale) di uno dei paesi più poveri del mondo, convogliare tutte quelle piante nel mercato legale delle cure palliative potrebbe aiutare i bisognosi di mezzo mondo. Bisognosi di cure ma anche bisognosi di affrancarsi dai signori della droga e della guerra.

Una quindicina di anni fa ci avevamo provato con Marco Cappato, ma di questo se ne riparla.