Ceva Valla: “Dono 7.000 euro per aiutare persone ad andare in Svizzera”

Lorenzo Ceva Valla

Ho ricevuto da Lorenzo Ceva Valla questa lettera con la quale mi annuncia il versamento di 7.000 euro per le disobbedienze civili sull’eutanasia, in memoria di suo padre. La rendo pubblica perché è un esempio di come la ragione e la commozione si possano unire per creare nuove azioni di libertà. 

Marco Cappato

Pochi mesi fa ho perso mio padre. Il dolore mi ha portato a riflettere sulla morte, sulla libertà e sul mio impegno politico.

Sono un militante radicale da ormai quasi trent’anni. Nel corso di questi anni ho condiviso moltissimi obiettivi portati avanti dal Partito radicale nelle sue varie forme e partecipando attivamente a molte campagne. Negli ultimi anni, più che altro a causa dei miei impegni professionali di fotografo e di regista, pur seguendone le vicende con attenzione, mi sono un po’ allontanato dalla vita politica attiva.

Certamente, la battaglia per il diritto all’eutanasia condotta dall’Associazione Luca Coscioni e la disobbedienza condotta come “Soccorso civile” hanno contribuito in modo determinante al mio ritorno all’impegno politico, sia partecipando attivamente attraverso il mio lavoro di documentazione fotografica.

Mio padre, pur non essendo mai stato “militante radicale”, ha sempre apprezzato e spesso condiviso il mio impegno politico. In particolare, è stato un convinto sostenitore del diritto all’eutanasia e aveva voluto compilare con il mio aiuto un testamento biologico. Durante i suoi ultimi mesi di vita, nei quali ho avuto la possibilità di trascorrere molto tempo con lui, abbiamo spesso parlato del mio impegno e di questo argomento che a lui stava particolarmente a cuore.

In occasione dei miei 50 anni, e in memoria di mio padre e delle sue e mie convinzioni che ci accumunavano, ho deciso di contribuire economicamente alla disobbenza civile sull’eutanasia, condotta da Marco Cappato, Mina Welby e Gustavo Fraticelli tramite l’associazione Soccorso civile, con un versamento di 7.000 euro.

In un Paese “civile” il diritto all’eutanasia dovrebbe essere garantito per tutti. Mi vergogno di vivere in un Paese che obbliga i propri cittadini, nel migliore dei casi, a dover andare all’estero spendendo cifre considerevoli che non tutti si possono permettere, e nel peggiore, per motivi di salute o economici, li costringe a coinvolgere altri per aiutarli ad esaudire il loro desiderio.

L’associazione Soccorso civile si assume la responsabilità organizzativa, politica e penale di assistere queste persone, aiutandole ad esercitare un loro diritto.

Il caso di Fabo, salito recentemente all’onore delle cronache, mi pare emblematico della totale ingiustizia dalla quale dobbiamo liberarci. Un uomo, reso paralizzato e cieco in preda a sofferenze fisiche indicibili in seguito ad un incidente automobilistico, senza alcuna speranza di un miglioramento, ma perfettamente in grado di intendere e di volere, era impossibilitato a porre fine da solo a un’esistenza per lui insopportabile. In un Paese civile, ma io direi “normale”, dovrebbe esistere da tempo una legge tale da permettere a lui, e a chiunque nella sua situazione, di decidere liberamente e legalmente del proprio destino.

In assenza di questa legge, Marco Cappato si è assunto la responsabilità politica e penale di accompagnare Fabo in Svizzera, dove in seguito ad esami e controlli rigorosi ha finalmente potuto serenamente porre fine alle proprie sofferenze secondo quella che era la sua volontà, espressa più volte anche in forma pubblica.

Sarò felice se, anche grazie al mio contributo, l’associazione Soccorso civile potrà contribuire a risolvere altri casi di persone che hanno bisogno dello stesso tipo di aiuto. In coerenza con il metodo radicale, la risoluzione di questi singoli casi, e il dibattito che finalmente suscitano, serviranno per conquistare una legge che garantisca per tutti il diritto di scegliere sulla propria vita e sulla propria morte.

Ho deciso di rendere pubblica questa mia decisione sia perché sono fiero di appartenere a questa storia politica, sia, e forse soprattutto, perché spero che possa convincere anche altre persone, ciascuno secondo le proprie possibilità e i propri mezzi, a seguire il mio esempio.

Lorenzo Ceva Valla

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