Bolognetti: “Petrocelli si dimetta da presidente della Commissione Esteri”

Nota di Maurizio Bolognetti, in sciopero della fame dalle ore 23.59 del 2 giugno, per dire No al “pizzo” sulla democrazia e il diritto costituzionale a manifestare

Egregio Senatore Petrocelli, mi perdoni se mi permetto di invitarla a compiere un gesto di grande dignità: rassegni le immediate dimissioni dalla carica di Presidente della Commissione Esteri del Senato della Repubblica.

Le sue recenti dichiarazioni sulla vicenda di Hong Kong, quelle pronunciate il 28 maggio per intenderci, che lei ne sia o meno consapevole hanno avallato e sostenuto la repressione, gli arresti e le violenze che il regime totalitario e orwelliano di Pechino ha esercitato ed esercita contro chiunque osi rivendicare libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani.

Verrebbe da chiedersi, illustre Senatore, quale sia l’ordine di cui parla quando afferma che “ogni Paese sovrano ha il diritto e il dovere di garantire l’ordine pubblico e la stabilità sociale ed economica sul suo territorio”.

A lei, che è stato Presidente dell’Istituto per la cultura cinese, sfugge un piccolo particolare: l’ordine a cui puntano gli “amici” cinesi del Ministro Di Ma(i)o è l’ordine che ha prodotto il massacro di Piazza Tienanmen. L’ordine di cui lei si fa complice, Senatore, preannuncia lutti, ulteriori arresti, gulag, torture e campi di rieducazione. La legge sulla sicurezza nazionale, voluta dal Parlamento di Pechino, è solo il manganello che serve ai satrapi del PCC per soffocare un virus che temono più del covid-19: la democrazia.

Come ha giustamente osservato padre Cervellera, la legge sulla sicurezza nazionale “serve ad escludere che da Hong Kong, il “virus” della democrazia si propaghi anche al continente, ravvivando fuochi già accesi”.

Senatore Petrocelli, lei di certo ricorderà il convegno romano tenutosi il 20 marzo 2019 a Palazzo Colonna, durante il quale si è discusso del libro che raccoglie discorsi, documenti e interviste del presidente Xi Jinping.

Se dovesse aver dimenticato, egregio Senatore, mi permetto di suggerirle una attenta lettura dell’articolo pubblicato il giorno dopo dalla rivista “Cina in Italia”, edita da China News, agenzia di stampa statale cinese proprietaria del sito chinanews.com.

In quella occasione lei prese la parola in veste di Presidente dell’Istituto per la cultura cinese, carica attualmente ricoperta dal vice presidente della Camera, Ettore Rosato. I contenuti del suo intervento, come detto, vengono ottimamente sintetizzati dalla redazione di “Cina in Italia”: “Vito Petrocelli, ha messo l’accento su quelli che sono i temi più rilevanti affrontati nel volume. Dalla responsabilità della leadership cinese nei confronti della nazione, del popolo e del partito alle risposte date di fronte alle difficoltà e alle sfide incontrate dalla Cina, fino all’attenzione per la tutela ambientale e alla volontà di costruire un modello di cooperazione reciproca. E parlando di cooperazione ha precisato di considerare la firma del Memorandum d’Intesa sulla Nuova Via della Seta «una grande opportunità”.

Una sbornia di cultura; cultura a mazzetti, a chili, a quintali, in cui non c’è traccia alcuna, ahinoi, della cultura dei diritti umani.

Cultura cinese in Italia e cultura pentastellata in Cina. “Cultura” dispensata a piene mani anche da un movimento che sta asfaltando la via della seta, curandola in maniera maniacale.

Verrebbe da dire che ci sta. Tutto sommato la differenza tra la bandiera cinese e la bandiera dei cinque stelle sta nel numero di stelle: quattro per quella cinese, cinque per quella pentastellata.

E per dirla tutta, il Movimento, dove uno non vale uno e tutti gli altri valgono quanto il niente di una famosa massima del Marchese del Grillo, forse ha anche altri punti che lo accomunano al PCC.

Senatore Petrocelli, ci pensi. Per lei intravedo un radioso futuro alla corte del Presidente Xi Jinping. Le basterebbe dimettersi anche dalla carica di senatore, trasferirsi a Pechino e prendere la tessera del PCC.

Potrebbe portare in dote una stella e le quattro tonnellate di pesto che Beppe Grillo aveva promesso all’ambasciatore cinese per favorire gli scambi economici con la Cina. Di certo, egregio Senatore, potrebbe offrire il suo contributo al mantenimento dell’ordine. Volendo proprio esagerare, potrebbe proporre al Presidente Xi di eleggere i membri del Parlamento cinese attraverso la piattaforma Rousseau.

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