A proposito di referendum e delle libertà civili

Intervento di Marco Gentili per il Consiglio generale di sabato 27 marzo 2021

Saluto i partecipanti a questo incontro, sicuro dell’impegno di tutti noi affinché si apra una nuova stagione di libertà civili, diventa ogni giorno più necessaria la nostra testimonianza e la nostra azione per anticipare i tempi e riuscire a governare gli eventi, in modo da costruire un futuro con più diritti e così da costringere chi di dovere a prendere una decisione, non possiamo permetterci di rimanere fermi limitandoci alla sola protesta, in attesa di tempi migliori.

Nonostante i richiami della Corte costituzionale, sono 7 anni che non viene messa in discussione dal nostro Parlamento una legge che dia forma organica a ciò che è stato depenalizzato con una serie di sentenze, cioè la possibilità di porre fine con dignità alle proprie sofferenze, anzi i nostri Marco Cappato e Mina Welby si ritrovano a dover affrontare l’ennesimo processo. La pandemia e tutto il necessario per contrastarla è stata una scusa formidabile, ma ormai l’attesa è durata fin troppo e i tempi sono maturi per un passo in avanti, visto che la stessa opinione pubblica è ormai ampiamente favorevole a veder riconosciute determinate libertà civili, ponendosi più avanti di una classe politica indecisa se non complice delle posizioni più reazionarie. Mi riferisco in questo caso al nuovo Governo e alla sua maggioranza, anche se in precedenza va ricordato come le forze politiche che si definiscono progressiste, pur se in precedenza alla guida del paese da sole, sono venute meno alla promessa di far giungere in aula entro il 2020 i provvedimenti che ci stanno più a cuore, prese come erano dalle proprie beghe interne e così lontane dal comune sentire dei cittadini. 

È la stessa Europa a indicarci la direzione, se seguire il vento conservatore e autoritario proveniente dall’est Europa, dove viene messo in discussione lo Stato di diritto e la separazione dei poteri, fino a vedere limitate le libertà fondamentali, anche in questo caso senza interventi efficaci da parte delle nazioni sedicenti democratiche o seguire un altro tipo di esempio, quello della Spagna. Infatti in piena pandemia, il Parlamento Iberico con una maggioranza addirittura più ampia di quella che sostiene il Governo, ha legalizzato eutanasia e suicidio assistito, riconoscendo l’impegno dei movimenti che rivendicavano il diritto di essere liberi fino alla fine e la testimonianza di chi in passato ha fatto ascoltare il proprio grido, pur se flebile ma pieno di coraggio proprio perché viveva sulla propria pelle il progredire senza scampo di una malattia neurodegenerativa. In Italia tutto tace, lasciandoci nell’incertezza del futuro, negando persino la speranza di decidere di noi stessi. 

E’ nostro compito invece tenere alta la luce di questa speranza ed agire, pensando anche all’utilizzo dello strumento referendario, come già accaduto negli anni ’70, per costringere il Parlamento a pronunciarsi, altrimenti sarebbero stati gli stessi cittadini a dire la loro. Ricordiamoci che grazie alle nostre battaglie, è stata introdotta a partire dal 2022 nel nostro ordinamento la firma digitale, dando la possibilità di sostenere le proposte referendarie anche a chi non è in grado di firmare in modo autonomo, in maniera telematica, così il mio impegno sarà quello di sensibilizzare più persone possibile.

Voglio però fare un auspicio, negli ultimi anni l’istituto referendario non gode di buona salute, il quorum è stato raggiunto solo nel 2011, quindi spero ci sia chiarezza negli obiettivi e nei quesiti proposti, una serie punti qualificanti di modo che si possa coagulare intorno a questi una vasta area di opinione pubblica, visto che si tratta del più ampio tema delle libertà civili, ho sempre fatto del diritto all’eutanasia una mia battaglia, ma non dimentico quanta strada ancora ci sia da fare rispetto alle altre nazioni europee. Basti pensare alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, ostacolata dalla legge 40 costringendo il nostro paese a dover sottostare a dei limiti alla libertà di ricerca ormai inaccettabili e anacronistici o alle nuove possibilità di veder riconosciuto il diritto alla genitorialità. La strada da fare è ancora lunga, spero solo che il nostro impegno, con tutti i mezzi a disposizione in qualche modo la renda più breve.