8 marzo, ancora troppi diritti negati per le Donne

Bisogna andare oltre i buoni proposti di oggi, occorre sanare la frattura tra realtà e diritti

Dal diritto a decidere sul proprio corpo al diritto di fare famiglia e procreare, dal diritto al lavoro e ad una giusta retribuzione al diritto di vedere rispettate le proprie scelte, le discriminazioni contro le donne restano le più grandi violazioni dei diritti umani a cui assistiamo

I diritti e i corpi, della donna continuano ad essere sotto attacco. E il più grande favore che possiamo fare a chi non vuole cambiare è ricordarcene solo un giorno all’anno. La discriminazione contro le donne è una delle più grandi violazioni dei diritti umani a cui continuiamo ad assistere in tutto il mondo. Per sradicarla occorre agire a più livelli, dall’applicazione di quei principi costituzionali a tutela dei diritti umani su cui si fonda la nostra Repubblica all’organizzazione di chi ne è vittima.

La libertà di scelta, il diritto all’autodeterminazione – conquiste fondamentali che dovrebbero essere tutelate, rispettate e promosse da leggi del nostro ordinamento – continuano a non esser rispettate. Pensiamo al diritto al lavoro e ad una giusta retribuzione, alla possibilità di avere pari opportunità nel fare carriera a parità di competenza.

Oppure al diritto di decidere sul proprio corpo, a poter interrompere una gravidanza come previsto dalla legge 194, o al diritto di poter ricorrere a tutte le tecniche disponibili per una maternità aiutata. A 43 anni dall’entrata in vigore della della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza quel diritto si trasforma ancora troppo spesso in una tortura, in un percorso a ostacoli fatto di traumi e umiliazioni, un diritto il cui godimento deve esser “giustificato”.

Ma pensiamo anche al diritto a fare famiglia: l’accesso, quando necessario, alla fecondazione assistita nel nostro Paese resta un privilegio per chi ha mezzi economici. La grande disparità nell’accesso a queste tecniche, per motivi geografici ed economici, rende la volontà di diventare genitori una realtà per pochi.

E poi come non ricordare che ancora oggi nella politica quelle poche volte che è una donna ad avere un ruolo di responsabilità si sottolinea che c’è “anche una donna”: un fatto eccezionale che non diventa  una prassi normale a cui dare seguito.

Anche se oggi non abbiamo previsto particolari celebrazioni, l’Associazione Luca Coscioni è quotidianamente impegnata affinché tutti i diritti umani per tutti siano  riconosciuti e rispettati ogni giorno in Italia e altrove. Nessuno negherà mai parole commoventi o dotte ricostruzioni per celebrare una festa come quella di oggi, troppi continuano a mancare nel momento delle scelte politiche per gli interventi idonei all’altezza di una battaglia, civile culturale e politica quotidiana.

Non possiamo più aspettare: la pandemia ha allungato, di oltre mezzo secolo, i tempi per il raggiungimento della parità di genere, slittato dal 2120 al 2171: ci vorranno ben 51 anni in più.

Occorrono politiche attive che da un lato effettuino un continuo monitoraggio dei risultati e, dall’altro adeguino le norme ai risultati dei monitoraggio dell’andamento dei vari cambiamenti per raggiungere parità e se necessario anche forzando sulla questione quote di genere  i cui limiti e le cui contraddizioni certo esistenti non bastano per evitarne l’uso tutte le volte dove ne emerga la necessità.

Buon 8 marzo a chi ha dedicato buona parte della propria vita alla libertà e l’inclusione e a chi si vorrà unire per quel che ancora dobbiamo conquistare!