Crepe

Il successo di un ricercatore dipende da molti fattori, tra i quali trova un posto principale la quantità e qualità delle pubblicazioni, descritte tramite parametri bibliometrici (fattore di impatto, indice citazionale ed altri). Questi ultimi si basano essenzialmente su quante volte viene citato un certo articolo scientifico.  Affinché un articolo scientifico venga citato, è necessario che esso venga interpretato e valutato da colleghi che lavorano nello stesso campo (revisione tra pari), i quali avranno modo di confermarne o smentirne la validità, sulla base della propria esperienza di ricerca. 

Questo passaggio di validazione da parte della comunità scientifica spesso prende anni: gli esperimenti devono essere riprodotti e le moltissime cause di possibile inadeguatezza del mancato riscontro da parte di altri laboratori eliminate una ad una, prima di poter affermare che le risultanze di un lavoro scientifico non sono affidabili. In altre parole, la Scienza corregge sé stessa, ma per farlo, ha bisogno di molto tempo. 

In questo tempo, un articolo inaffidabile può creare seri guai: solo per fare l’esempio più noto, tra la pubblicazione dell’articolo che “dimostrava” una correlazione tra vaccinazione trivalente per morbillo/parotite/rosolia ed insorgenza di autismo nei bambini, e l’accertamento della sua fraudolenza sono trascorsi 12 anni.

In questi 12 anni, questo falso articolo ha contribuito non poco ad alimentare lo scetticismo di vaste fasce di popolazione nei confronti dei vaccini. Senza contare le ingenti risorse di tutti i tipi andate perse da parte di quei ricercatori che vollero costruire su quella base scientifica pericolante. Alla fine, quell’ articolo fu ritirato (“retracted” in inglese) quando molto danno era ormai stato fatto. 

Simili problemi stanno sorgendo ora riguardo al legame tra insorgenza della malattia di Alzheimer ed accumulo di proteina beta amiloide nel cervello dei malati, che se confermati, spiegherebbero la scarsa efficacia di alcuni nuovi farmaci in corso di (costoso) sviluppo.

Alcuni meritoriamente denunciano da tempo il pericolo che la pressione a pubblicare esercitata sui ricercatori, soprattutto precari (“pubblicare o perire”) si traduca sempre più nell’aumento di problematiche di riproducibilità negli articoli scientifici (“crisi di riproducibilità”).

L’aumento del numero di articoli ritirati (che alcuni ritengono rappresentare solo la punta di un iceberg, essendo pochissimi i casi che vengono alla luce) ne è uno specchio.

Un fenomeno simile, sebbene originato da spinte in parte diverse, si è verificato in pandemia da Covid, quando molti controlli di qualità di ciò che veniva pubblicato, si sono allentati.

La crescente necessità di pubblicare dei ricercatori può rivelarsi un vantaggio economico di notevole entità per altri. Negli ultimi anni, sono molto aumentate le spese richieste dagli editori per pubblicare articoli liberamente accessibili (open access) ed a dicembre 2022 è stato tagliato da un gruppo editoriale l’incredibile traguardo di un milione di articoli scientifici pubblicati nell’arco di 25 anni (più di 100 al giorno comprese domeniche e festivi). Al costo medio di pubblicazione di 2500 franchi svizzeri per articolo, i conti sul fatturato sono presto fatti. 

Anche qui, qualcuno per fortuna non intende più voltarsi dall’altra parte. Il principale organismo preposto alle analisi di qualità della produzione scientifica è il Web of Science Master Journal List, gestito dalla società di analisi Clarivate, che elenca le riviste sulla base di 24 misure di qualità, tra cui un’efficace revisione tra pari e l’adesione a pratiche editoriali etiche, e controlla periodicamente che le riviste elencate soddisfino gli standard. Clarivate ha rimosso quest’anno 50 riviste dall’elenco e sta continuando a rivederne altre 450, assistita da uno strumento di intelligenza artificiale.

In Italia, è purtroppo ancora molto difficile che questi argomenti vengano affrontati soprattutto da chi ricopre incarichi di maggiore responsabilità che inevitabilmente comportano una competizione interistituzionale accentuata a colpi di parametri bibliometrici. Ma sarebbe bene cominciare a farlo, prima che le crepe nel nostro sistema Ricerca si allarghino ulteriormente.