Il saluto di Marco Gentili a suo padre Cesare

Caro Babbo,

non credevo che cosi all’improvviso, solo dopo poche ore dall’aver sentito per l’ultima volta la tua voce, sempre presente e squillante, proprio nel giorno del tuo compleanno, te ne saresti andato senza neanche avere la possibilità di salutarti degnamente. Senza poterti stringere la mano.

Ma so che te ne sei andato a testa alta come un vero paracadutista, che persino lì sfanculava fascismo e fascisti in nome di quella libertà per cui abbiamo sempre combattuto, tu mi ha dato l’esempio, io ho semplicemente seguito la strada e ho raccolto da quei semi cosi giudiziosamente seminati. Grazie a te ho conosciuto e abbracciato i temi del civismo, della giustizia sociale e dell’ambientalismo, il valore del lavoro e dell’importanza di distribuire la ricchezza in ogni campo del welfare, il valore del collettivo, l’importanza della partecipazione alla vita civile e sociale.

Nel mio DNA c’è la tua testardaggine e la tua capacità di sfondare porte e portoni, soprattutto nella lotta al sostegno delle libertà civili, nella passione accresciuta nel difendere il valore della scienza e dell’autodeterminazione.

Seppur delusi, negli ultimi tempi, dalla debolezza di alcuni tratti identitari della sinistra italiana – sempre più sfiniti dai colpi progressivi della SLA – non abbiamo mai smesso di confrontarci, di litigare tra noi in un vortice continuo di amore e odio, di punzecchiare gli animi incontrati a casa per le strade, nelle piazze, nelle sedi politiche locali e nazionali. Il tuo supporto, quello di mamma e Carl0, mi hanno tenuto in vita, nutrito di motivazione.

Babbo, una delle ultime immagini che conserverò di te è il mazzo di fiori per i 40 anni di matrimonio con la mamma di cui ti eri pure quasi dimenticato, ma proprio questo piccolo gesto dimostra come sei stato il pilastro di questa nostra non proprio fortunata famiglia. Certo non ricordo un giorno dove non abbiamo litigato, ma sapevo che potevo contare su di te anche per ogni mio piccolo capriccio.

Pensare ad una vita senza di te, mi pare cosi innaturale, certo i genitori ad un certo punto ci lasciano ma per me che già fatico ad ambientarmi in questa specie di prigione, se non di gabbia che invece devo chiamare vita, il non poter godere del tuo sostegno disinteressato sarà dura, forse troppo.

Però mi guardo intorno e una delle prime cose che mi è venuto in mente di fare è ascoltare della musica e a parte qualche brano più malinconico, sono iniziate a risuonare per casa musiche e brani militari, perché fino alla fine sei stato un combattente, soprattutto in questi ultimi mesi, trascorsi fra casa e l’ospedale, un giorno sotto i ferri, l’altro a dettar legge ed alzar la voce se qualcosa non andava bene.

Così cerco il tuo basco, ricordo e testimonianza di anni gloriosi e responsabili, e provo a dirti addio, non solo con le lacrime, ma anche con il coraggio del combattente, sperando che il mio granello di sabbia e i tuoi più solidi pietre e mattoni, continuino a significare qualcosa anche per gli anni a venire. Sono sicuro che avevi altre aspettative ed invece e andata così, ma di certo qualcosa abbiamo combinato, qualche soddisfazione ce la siamo tolta e ci siamo pure divertiti, ma adesso basta, quella tomba a cui ti sei dedicato ad allestire ed ammodernare ti aspetta, cosi chi passerà davanti potrà far caso al tuo ultimo impegno, visto che alla fine ci ha tolto pure questo aggravio.

Noi cercheremo di tirare avanti, del resto é quello che ci hai insegnato a fare, nonostante tutto. Buon viaggio Babbo!