Intervento per il XIX Congresso dell’Associazione Luca Coscioni

Buongiorno a tutti,

mi dispiace non essere presente qui con voi per il nostro congresso, purtroppo le mie condizioni di salute e le difficoltà di spostamento richiedono situazioni famigliari libere da altri problemi così da assicurare la possibilità di spostarmi senza gravare ulteriormente, ma in questo momento vanno tutelate la sicurezza e la salute all’interno del mio nucleo familiare, visto che sono state inficiate da una serie di impedimenti, a parte me e mio fratello, permettetemi l’ironia.

La comunità di affetti e di intenti creata con voi in questi anni mi fa sentire meno solo, dà alla mia vita uno scopo condiviso, che è soprattutto offrire a me stesso e mettere a disposizione a tutti strumenti di scelta e di partecipazione. Nel ripensare cosa dire, come iniziarvi a parlare la prima sensazione e la prima emozione che provo sentendomi ancora più parte di un universo di valori, è sentirmi in qualche modo con le spalle coperte, una sensazione di accresciuta sicurezza, che per me è speranza di poter indirizzare le mia vita e soprattutto il mio fine vita secondo una direzione da me scelta.

Così il mio appello a questa assemblea e a tutta la platea dei simpatizzanti e degli interessati è di non abbandonare la speranza di una società italiana più libera e civile, nonostante la classe politica sembri andare in un’altra direzione. I meccanismi che si sono attivati in questi anni sono ormai imprescindibili, il tentare di compiere dei passi indietro, se attuato, finirà per provocare uno sconquasso istituzionale che verrà percepito privo di senso e assolutamente impopolare.

Quindi tornando a noi, cosa è stata, cosa ha fatto l’Associazione Luca Coscioni in questi anni? Se cerchiamo di mettere in fila e di spiegare tutto quello che è accaduto, forse saremmo ridondanti, ma non possiamo che prendere atto di un avvenuto avanzamento delle nostre libertà, basato da una parte sul rivendicare diritti costituzionalmente garantiti, dall’altra sul tentativo di modificare quel sistema di regole antistoriche che impediscono la piena autodeterminazione dell’individuo. Quello che è mancato è stato l’avere una controparte all’altezza e non mi riferisco solamente a quella galassia bigotta e crudele che si nasconde dietro i movimenti per la vita, quanto le stesse istituzioni hanno mancato un’occasione storica: ad ogni passo in avanti è corrisposto un arretramento.

La stessa Corte Costituzionale che si è pronunciata sul caso Cappato, ha finito per negarci l’ultima spinta per una rivoluzione liberale, cioè i referendum sulla cannabis e sul fine vita. Certo a questo punto non ci si può lamentare delle sfiducia verso le istituzioni, concretizzatasi nell’alta percentuale di astenuti nelle ultime consultazioni elettorali, peraltro impoverite dall’assenza del movimento del nostro Marco Cappato. In una situazione siffatta ci possiamo porre come un sicuro punto di riferimento, proprio per la nostra possibilità di fare rete e di non fare sentire nessuno escluso, il nostro esserci è stato il nostro punto di forza, proprio per chi si trovava a vivere i momenti più laceranti della propria esistenza.

Non si è trattato di una semplice testimonianza, ma la disobbedienza civile è stata sempre attiva e pratica, il fondamento di altre battaglie, lo strumento per scardinare un sistema incrostato di ipocrisia e di insensibilità, quindi il mio grazie va a coloro che hanno scritto insieme a noi una pagina di storia, da Fabiano Antoniani, a Federico Carboni, alla Signora Elena.

A questo punto rimane solo da chiarire come progettare il futuro in base agli strumenti che abbiamo a disposizione, in particolare lo strumento più di tutti efficace, mi riferisco alla democrazia, che innanzitutto dobbiamo difendere da ogni tentativo di renderla una vuota formalità. L’accrescere gli spazi di democrazia, la fiducia nel sistema democratico, il cercare di adeguarlo ai nuovi tempi, alla necessità di nuovi diritti e nuovi doveri di partecipazione che vadano di pari passo con dinamiche sociali completamente rimodellate dalla tecnologia, è il modo migliore per non rassegnarsi.

Come ho sempre sostenuto un’opinione pubblica informata, partecipe, motivata è la migliore garanzia di una mobilitazione efficace sia per compiere ulteriori passi in avanti nel progresso delle libertà di scelta, sia per fare da barriera qualora si tenti di privarci di qualcosa. La strada ce la indica di nuovo il rispetto della legalità costituzionale, tanto che intendo concludere questo mio intervento proprio sottolineando una decisione storica resa efficace proprio in questi giorni da parte del Ministero per l’Innovazione e le Tecnologie, mi riferisco al vedere finalmente non solo riconosciuta ma anche resa operativa una piattaforma pubblica, libera e sicura, per la raccolta digitale di firme, per i referendum abrogativi e per le proposte di legge di iniziativa
popolare.

Perché non immaginare che possa essere estesa anche per la raccolta di firme per la presentazione delle liste elettorali? Anche in questo caso il cittadino verrebbe vedere allargate le proprie possibilità di scelta. Si tratta anche in questo caso di una svolta importante, che sta a noi cogliere per accrescere e consolidare una democrazia che mai come quest’anno è apparsa stanca e distratta. Un saluto cordiale a tutti, con la certezza che saranno giorni importanti, la messa in atto di una progettualità che farà ben sperare per il futuro.