Non possiamo prescindere dalla partecipazione democratica

Ben ritrovati a tutti, 

Questa nostra assemblea è innanzitutto testimonianza ed esempio del nostro confidare nei momenti di partecipazione democratica, dai quali non possiamo prescindere. Il considerarla come uno strumento ed un fine, l’agire attraverso il coinvolgimento di quante più sensibilità ed energie possibili, ha fatto sì che la società italiana di oggi sia ben diversa da quella che nel 2005 si mostrò disinteressata al Referendum sulla legge 40, poi per fortuna demolita da Sentenze della Corte Costituzionale.

Un numero sempre maggiore di cittadini vuole decidere del proprio futuro, senza deleghe in bianco e sono sicuro che solo una minoranza, anche se cospicua, si lascerebbe sfuggire l’occasione di poter esprimere la propria opinione su tematiche fondamentali, come quelle eticamente sensibili. È necessario continuare a procedere sulla strada già tracciata, visto che i nostri punti di riferimento ormai coincidono con il comune modo di sentire, con gli intenti della maggioranza dei cittadini e l’allargare le maglie della partecipazione democratica significa riuscire a dare voce ad istanze consolidate, difficili da mettere in secondo piano.

È proprio questa la strategia di empowerment di cui ci dobbiamo fare portavoce: in molti italiani è presente la volontà di dedicare risorse ed impegno alla crescita sociale e civile; tale volontà è però finora rimasta inespressa per la cecità della classe politica e per l’indifferenza dei corpi intermedi. Dare la possibilità di partecipare significa farla uscir fuori, dando così solidità ad una testimonianza  che non ha intenzione di rimanere solo ideale, come accaduto durante la raccolta di firme per i referendum sull’eutanasia legale e la liberalizzazione dell’uso della cannabis.

Non possiamo dimenticare l’impegno dei tanti che si erano allontanati dalla cosa pubblica, dobbiamo ripartire dai tanti volontari ai banchetti per la raccolta firme, dai volontari anche nelle più remote provincie d’Italia, dai poco avvezzi con le nuove tecnologie che non hanno fatto mancare la loro sottoscrizione online. È necessario quindi trovarsi pronti nel riuscire a sfruttare l’ampio spettro delle nuove tecnologie, come la firma digitale, presupposto per una democrazia ancora più aperta e partecipata, come verrà evidenziato nelle fasi successive del nostro dibattito. Di fronte ad una realtà mutata, dobbiamo muoverci per essere più vicini possibile al cittadino con iniziative concrete, io per primo quando ho iniziato le mie battaglie sul fine vita, sull’uso terapeutico della cannabis, sull’aggiornamento del nomenclatore tariffario, sono partito dalla necessità di connettermi con quante più persone possibili, aventi le stesse mie esigenze e pronte a far sentire la loro voce in un contesto di democrazia più aperta e inclusiva.

Basti solo immaginare la solitudine di chi vive la parte terminale della propria vita, la disperazione nel non sapere cosa fare, a chi rivolgersi, sappiamo bene che persino le disposizioni anticipate di trattamento sono sconosciute ai più. Noi dovremmo esserci, sempre pronti a rispondere in maniera rapida, attenta, diretta per chi ne abbia necessità, riuscendo a dare un sostegno reale. Presupposto fondamentale per il partecipare è il conoscere, serve poter contare su di un’opinione pubblica prontamente informata come migliore difesa qualora si provi a togliere alcune libertà di scelta ampiamente condivise, in queste settimane quasi di nascosto, si cerca ridicolmente e in violazione di qualsiasi buon senso legale e morale di condannare “universalmente” la gestazione per altri.

Sapere, conoscere per agire, deve essere per noi e per chi ci segue il presupposto da cui partire, certi che un’opinione pubblica consapevole sia il fondamento di ogni battaglia di civiltà, così il nostro compito dovrà essere anche spiegare, informare, oltre che garantire una presenza costante e attenta, lo dobbiamo alle migliaia di persone che confidano in noi.

Tanto più che ci si trova davanti alla cecità di larga parte della classe politica, indifferente se non ostile ad una serie di diritti ormai costituzionalmente garantiti dopo le sentenze della corte Costituzionale, anche se la strategia finora adottata di pretendere il rispetto di quanto stabilito dalla consulta, attraverso il ricorso ai tribunali ordinari, ha permesso di consolidare alcune procedure, come già accaduto in passato.

Nonostante tutto va comunque costruita una comunità di intenti con la parte più avanzata della classe dirigente rappresentata in Parlamento, così da avere una voce laddove vengono prese le decisioni più importanti, sia per promuovere le nostra istanze, sia soprattutto per informare prontamente l’opinione pubblica qualora si tenti l’assalto ai diritti civili. Permettetemi di concludere questo mio intervento con un rapido accenno a quanto sta accadendo in queste settimane, l’aria che si respira non è delle migliori, non mi riferisco solo alla guerra e alle sue conseguenze socio economiche, infatti non possiamo rimanere indifferenti a quanto sta avvenendo negli Stati Uniti, dove dopo oltre 40 anni si sta cercando in ogni modo di cancellare la libertà di scelta delle donne in fatto di interruzione volontaria di gravidanza.

Ogni giorno ha la sua cattiva notizia, circa nuove leggi sempre più restrittive, fino a una possibile sentenza di revoca di un diritto fondamentale. Non oso immaginare la visibilità e l’impeto nella propaganda che ne riceverebbero coloro che anche nel nostro paese portano avanti tali anti storiche battaglie, far nascere per forza e impedire di morire a chi considera la propria vita non più umanamente sopportabile.

L’unica risposta possibile è una democrazia ancor più consapevole e partecipata, in cui agiscano cittadini consapevoli che le libertà civili non vengono ottenute una volta per tutte, ma vadano rivendicate quotidianamente, aggiornandole allo spirito dei tempi, alle nuove esigenze che man mano diventano più preponderanti anche grazie all’evolversi di scienza e tecnologia, fino al riuscire a consolidare tali libertà attraverso  queste ultime.