40 anni di legge sull’aborto. Ancora tanta strada da fare

diritto all'aborto

40 anni dalla Legge 194. Quaranta.

Il mondo ha fatto enormi passi avanti dal punto di vista sociale, politico, tecnologico: sono mutati regimi, sono subentrati nella vita quotidiana gli smartphone, si può viaggiare da una parte all’altra del globo a poco prezzo. Eppure tra le tante storture che ancora conosciamo e con cui ci confrontiamo oggigiorno, c’è anche la mancata applicazione del dettato della legge nei confronti delle tante donne che hanno necessità di ricorrere all’interruzione di gravidanza.

Se è vero che dal 22 maggio 1978 noi donne possiamo – finalmente – decidere sul nostro corpo, è anche vero che purtroppo, ancora oggi, 7 medici su 10 sono obiettori, e questo, in un paese che si riconosce come laico, non può e non deve succedere.

Da quando lavoro per l’Associazione Luca Coscioni ho avuto modo di venire a contatto con tantissime storie di donne (italiane e straniere, adulte e giovanissime, molto istruite o con un basso livello di istruzione) con lo stesso identico problema: l’impossibilità di poter interrompere una gravidanza indesiderata, o addirittura di poter accedere alla contraccezione d’emergenza per evitare di dover poi ricorrere all’aborto. Donne costrette a peregrinare da una farmacia all’altra, da un ospedale all’altro, alla ricerca disperata di un consultorio, di un aiuto, di un medico non obiettore in una finestra di tempo utile.

Non dovrebbe andare così. La legge 194 prevede infatti che una donna possa interrompere la gravidanza entro le prime 7 settimane con una pillola, la RU486, ed entro 12 settimane e 6 giorni con un intervento chirurgico. Dopo, si può fare solo se il medico accerta che la gravidanza può essere un pericolo per la vita e la salute psicofisica. Se invece la donna ha un rapporto a rischio e teme una gravidanza, può ricorrere subito alla contraccezione d’emergenza: in farmacia, se è maggiorenne, ha diritto ad acquistare senza prescrizione medica la pillola del giorno dopo e la pillola dei 5 giorni. La prescrizione serve invece per le ragazze minorenni, ma il medico non può rifiutarsi di fargliela, perché si tratta appunto di “contraccezione” emergenziale e non di interruzione di gravidanza. Molti i casi in cui un farmacista si è rifiutato di vendere le pillole per la contraccezione d’emergenza, o addirittura di tenerle in farmacia: questo non è legale, e può e deve essere denunciato. Per questo abbiamo messo a disposizione sul nostro sito il Soccorso Civile” per le donne vittime di una grave lesione del loro diritto: quello a decidere sul proprio corpo.

Quello che vogliamo ribadire in questo anniversario, è un messaggio chiaro e semplice, forse anacronistico come slogan ma fin troppo attuale se si guarda a quello che succede in gran parte del globo: tutte le donne devono poter decidere del loro corpo e della loro vita, senza costrizioni e senza ostacoli. Tutte devono poter essere libere di scegliere.