Che cos’è la sedazione profonda?
Da non confondere con l’eutanasia o il suicidio assistitio, la sedazione palliativa continua profonda non porta alla morte del paziente. Ha il solo scopo di ridurre o abolire la percezione del dolore provato dalla persona. Quest’ultima viene addormentata fino all’eventuale perdita di coscienza, pur rimanendo in grado di respirare autonomamente. La somministrazione di questo tipo di sedazione – tramite infusione continua di un farmaco che consente di ottenere una riduzione intenzionale della vigilanza – è praticata in accordo con il paziente da un medico anestesista.
Nell’imminenza della morte, o a seguito del rifiuto o della revoca del consenso a un trattamento sanitario salvavita, la sedazione palliativa profonda può accompagnare il paziente eliminandone i dolori.
Prima dell’entrata in vigore della legge 219/2017 sul “biotestamento”, non tutti i medici erano convinti della possibilità di operare la sedazione profonda. Sebbene molti ne rintracciassero la possibilità all’interno della legge 38/2010 sulle cure palliative, la non espressa previsione all’interno di questa legge frenava alcuni medici dall’aiutare i propri pazienti attraverso la sedazione palliativa continua profonda.