Gloria è la seconda italiana ad accedere al suicidio medicalmente assistito e la prima ad aver ricevuto il farmaco letale e la strumentazione per la sua autosomministrazione da parte della ASL competente.
“Gloria” (nome di fantasia, scelto per la tutela della privacy) era una donna veneta di 78 anni, malata oncologica, che il 23 novembre 2022 ha chiesto alla ASL competente la verifica dei requisiti per ottenere l’aiuto alla morte volontaria, come previsto dalla sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale.
L’azienda sanitaria, dopo aver effettuato le verifiche come prescritto dalla Consulta, il 30 marzo 2023 inviava a “Gloria” la relazione positiva del gruppo multidisciplinare che l’aveva visitata: era certo il possesso dei requisiti di legge e dunque il suo diritto ad accedere alla morte medicalmente assistita. È importante evidenziare che il Gruppo Tecnico dell’azienda sanitaria veneta, nel valutare la presenza dei requisiti per l’accesso al “suicidio assistito” di “Gloria”, ha considerato i farmaci antitumorali mirati come trattamento di sostegno vitale.
L’azienda sanitaria non aveva però indicato il farmaco letale e le modalità di autosomministrazione (come invece previsto dalla sentenza “Cappato”).
Così, il collegio legale dell’Associazione Luca Coscioni – che ha assistito “Gloria” in tutte le fasi successive all’invio della richiesta del 23 novembre 2023 – chiedeva alla ASL queste informazioni mancanti ma anche di fornire sia il farmaco individuato che il macchinario per la sua autosomministrazione. Il 7 giugno 2023 l’azienda sanitaria confermava che il farmaco e la strumentazione necessaria all’intera procedura sarebbero stati forniti dal SSR, mentre segnalava che non vi era personale medico disponibile a fornire la propria assistenza.
A causa del peggioramento delle sue condizioni, “Gloria” chiedeva, tramite i suoi legali, la fornitura di assistenza da parte del SSR, chiedendo anche la fornitura del farmaco e della strumentazione per autosomministralo. Il 22 giugno 2o23 “Gloria” inviava un’altra richiesta urgente con cui informava l’azienda sanitaria di aver individuato un medico di fiducia che l’avrebbe assistita nella fase di preparazione e autosomministrazione del farmaco letale.
L’ASL evidenziava la necessità di effettuare delle ulteriori visite: era necessario accertarsi che “Gloria” fosse ancora capace di intendere e di volere e che la sua volontà non fosse cambiata. Questa ulteriore visita veniva effettuata il 17 luglio 2023 e aveva esito positivo: sussistevano ancora tutti i requisiti previsti dalla sentenza n. 242 del 2019. Il 23 luglio 2023 “Gloria”, alla presenza del proprio medico di fiducia, il dottor Mario Riccio, si autosomministrava il farmaco letale e moriva nella propria abitazione.
La vicenda di “Gloria” è importante sotto molteplici profili: il primo è che a seguito di richiesta di verifica delle condizioni la risposta dell’azienda sanitaria è arrivata senza necessità di azioni giudiziarie; il secondo è che i medici hanno qualificato il trattamento chemioterapico, che aveva rallentato il decorso della patologia tumorale, come trattamento di sostegno vitale; il terzo è che questo è il primo caso in cui la ASL competente ha fornito il farmaco letale e la strumentazione utile alla sua autosomministrazione. Nel Veneto la sentenza numero 242/19 della Corte Costituzionale è stata quindi applicata nel pieno rispetto della Carta Costituzionale.
Per Federico Carboni, il primo italiano ad avere accesso alla procedura delineata dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 242 del 2019, invece, si era resa necessaria una raccolta fondi lanciata dall’Associazione Luca Coscioni affinché potesse acquistare il farmaco letale e la pompa con cui autosomministrarlo anche perchè dopo due anni di attesa per ottenere la verifica delle condizioni e delle modalità per procedere, Federico( conosciuto come “Mario”) non poteva più attendere ulteriore tempo affinché l’ASUR Marche gli fornisse la dovuta assistenza.