Con una serie di domande e risposte ripercorriamo il Caso di Anna, donna di circa 55 anni, affetta da sclerosi multipla progressiva che sta velocemente evolvendo, che a seguito della sentenza della Consulta sul “Caso Cappato” ha chiesto alla Asl di appartenenza di vedersi riconosciute le condizioni previste dalla sentenza per accedere alla morte assistita in Italia. Ecco il caso di Anna, seguito dal collegio legale di studio e difesa composto dagli avvocati Filomena Gallo – Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni – Francesca Re, Angioletto Calandrini e dalla dottoressa Alessia Cicatelli.

Chi è “Anna”

“Anna” (nome di fantasia, scelto a tutela della privacy) era una donna di circa 55 anni, affetta da sclerosi multipla progressiva che sta velocemente evolvendo, rendendola sempre meno autonoma e più dipendente dall’assistenza di terze persone.

“Anna” è sempre stata circondata dall’affetto dei suoi cari e dall’assistenza necessaria, cure senza le quali la sua sopravvivenza sarebbe stata impossibile in quanto completamente dipendente da terze persone anche per l’espletamento delle funzioni di vita più basilari e quotidiane.

Nel tempo “Anna” si è sottoposta a diverse terapie per tentare quantomeno un rallentamento della sintomatologia della sclerosi multipla, purtroppo senza esiti importanti, tanto che nel 2010 riceve la diagnosi di sclerosi multipla secondariamente progressiva, patologia senza possibilità di cura e senza alcuna terapia possibile, dunque una malattia IRREVERSIBILE

Come evidenziato dai referti medici Anna si esprimeva con una voce estremamente flebile e ipofonica, ma era una donna vigile e perfettamente lucida. Era completamente dipendente dall’assistenza: mangiava, si lavava, si muoveva, andava in bagno solo se fisicamente accudita da terzi. Quel filo di voce che aveva negli ultimi giorni della sua vita le ha consentito di comunicare la sua ultima volontà: suicidio medicalmente assistito.

Cosa chiede “Anna”

“Anna” il 4 novembre 2022 ha inviato alla propria ASL di competenza l’Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano Isontina (ASUGI) la richiesta di verifica delle sue condizioni per accedere alla morte assistita ai sensi della sentenza 242/2019

L’Azienda Sanitaria però non effettuava, per il tramite di propri medici, le verifiche previste dalla Corte costituzionale sulle condizioni di “Anna”, ritenendo che il parere del comitato etico fosse preliminare alle verifiche. Interpellava quindi il Comitato Etico Unico Regionale che formulava un parere in cui indicava la procedura da seguire, confermando che la ASUGI doveva prima procedere alla verifica delle condizioni di “Anna” per poi richiedere al Comitato Etico territorialmente competente il suo parere e, infine, emanare la relazione finale con indicazione del farmaco letale e delle metodiche della sua autosomministrazione. 

Nonostante ciò, l’ASUGI forniva risposte incomplete e non attivava i poteri a essa demandati dalla Corte costituzionale. Si limitava infatti ad affermare che non esiste una legge che disciplini la morte medicalmente assistita e di aver interessato il Comitato Etico Unico Regionale della richiesta di “Anna”.

Ciò nonostante, nessuno effettuava le dovute verifiche e i colloqui per accertare il possesso dei requisiti per accedere alla morte medicalmente assistita.

Il ricorso di urgenza

Le condizioni di “Anna”, in attesa di un riscontro vero e proprio da parte della ASUGI che però tardava ad arrivare, sono peggiorate e la sofferenza psicologica era diventata insopportabile.

Così, nell’aprile 2023, “Anna” ha depositato un ricorso d’urgenza davanti al Tribunale di Trieste affinché alla ASUGI fosse ordinato di effettuare le opportune verifiche, e quindi valutare la sussistenza o meno dei requisiti previsti dalla sentenza “Cappato” e di individuare il farmaco letale e le metodiche della sua autosomministrazione.

Sempre il 7 giugno 2023 si è celebrata la prima udienza davanti al Tribunale triestino.

L’esposto alla Procura della Repubblica

Le gravi inadempienze della ASUGI, che, non effettuando le dovute verifiche nonostante la richiesta di “Anna” e i suoi solleciti, hanno gravemente compresso la sfera di libertà e di autodeterminazione di “Anna”, costringendola a soffrire senza alcuna alternativa, nonostante questa sia ammessa nel nostro ordinamento, hanno avuto anche ripercussioni sul piano penale.

Infatti, il 7 giugno 2023 presso il Comando dei Carabinieri di Trieste, “Anna” ha depositato un esposto al fine di accertare se la condotta della ASUGI integri  il reato di omissione o rifiuto di atti d’ufficio (art. 328 c.p.). Si è così denunciata la ASUGI, che ha rifiutato di effettuare le verifiche sulle condizioni di “Anna” e di individuare le modalità di autosomministrazione del farmaco letale, previo parere del Comitato Etico competente, secondo la procedura prevista dalla sentenza n. 242/2019.

La decisione del Tribunale civile di Trieste

Il 4 luglio 2023 il Tribunale di Trieste si è pronunciato sulla domanda di “Anna”, confermando il suo diritto a essere sottoposta a tutte le verifiche individuate dalla sentenza n. 242/2019.

Il Tribunale ha chiarito che l’Azienda Sanitaria deve nominare una commissione medica multidisciplinare che effettui tutte le opportune verifiche, in relazione al cui esito deve poi acquisire il parere obbligatorio, ma non vincolante, del Comitato Etico territorialmente competente. Successivamente all’acquisizione del parere del comitato etico, l’Azienda Sanitaria deve redigere la relazione finale in cui, accertato l’eventuale possesso dei requisiti previsti alla sentenza “Cappato”, deve individuare il farmaco letale e le metodiche di autosomministrazione.

Un altro profilo importante della decisione del Tribunale è stata la condanna di ASUGI al pagamento di 500 euro per ogni giorno di ritardo nell’adempimento dei propri obblighi.

Il parere della Commissione medica multidisciplinare

Il 3 agosto 2023 la ASUGI trasmetteva  ai legali di “Anna” la relazione della commissione medica multidisciplinare, istituita a seguito della decisione del Tribunale di Trieste, con cui si è accertata la sussistenza dei requisiti di cui alla sentenza n. 242/2019.

In particolare, con riferimento al requisito dei “trattamenti di sostegno vitale”, la Commissione medica multidisciplinare ha così dichiarato:

“Ciò detto, questa Commissione, in aderenza agli attuali orientamenti della giurisprudenza di merito, ritiene che la signora “Anna”, allo stato degli odierni accertamenti, pur non sussistendo una condizione di dipendenza da macchinari o trattamenti tale per cui la sospensione degli stessi determinerebbe il decesso della paziente a breve termine (es. ventilazione meccanica, nutrizione e idratazione artificiale, ecc), sia comunque sottoposta a trattamenti di sostegno vitale dovendosi riconoscere nel caso di specie:

  1. una dipendenza meccanica non esclusiva garantita attraverso l’impiego di supporto ventilatorio (CPAP) nelle ore di sonno notturno, in soggetto che già utilizza la muscolatura respiratoria accessoria, la cui sospensione potrebbe comportare una condizione di ipercapnia ed insufficienza respiratoria sì da determinare la morte della paziente anche in maniera non rapida (né si può escludere che in futuro la progressione della malattia e/o eventuali patologie intercorrenti possano rendere indispensabile l’utilizzo costante supporto ventilatorio);
  2. una dipendenza assistenziale garantita attraverso l’esecuzione di clisteri evacuativi giornalieri per l’espletamento dell’alvo, senza i quali la signora “Anna” andrebbe incontro ad un quadro di occlusione intestinale e al rischio di perforazione del viscere sì da determinare la morte della paziente anche in maniera non rapida;
  3. una assoluta e completa dipendenza da un’altra persona (caregiver) per l’espletamento dei propri bisogni vitali (igiene personale, gestione della continenza, vestirsi, alimentarsi in modo autosufficiente, idratarsi, possibilità di passare da una posizione all’altra e di camminare in modo indipendente), necessari (in buona parte) alla stessa sopravvivenza della paziente.

Occorre però aspettare il 26 settembre per ricevere, sempre dopo sollecitazioni dei legali di Anna il parere del Comitato Etico che però arriva privo del relativo verbale, il cui invio veniva quindi nuovamente sollecitato. Solo il 10 ottobre veniva inoltrato il verbale della seduta del 14 settembre, indicato il dosaggio del farmaco letale e le modalità di autosomministrazione e, inoltre, ASUGI confermava che avrebbe reso disponibili gli strumenti e il farmaco necessari all’autosomministrazione, precisando che la stessa avrebbe potuto avere luogo presso l’abitazione di Anna come richiesto.

Il 14 novembre 2023 ASUGI comunicava ai legali di Anna che avrebbe fornito i farmaci richiesti e che avrebbe garantito “la presenza …alla procedura di un anestesista rianimatore” individuato dalla stessa ASUGI su base volontaria.

L’autosomministrazione

Il 28 novembre 2023 alle ore 15.00 circa, dopo 389 giorni dalla sua richiesta e una sentenza del Tribunale di Trieste che accertava il suo diritto ad autodeterminarsi nel suo fine vita, “Anna” si è autosomministrata il farmaco letale a casa sua, circondata dalla sua famiglia.

Infatti “Anna”, a seguito dell’ordinanza cautelare pronunciata dal Tribunale che ha ordinato alla ASUGI tutte le verifiche previste dalla sentenza Cappato della Consulta, ha ottenuto dall’azienda sanitaria le verifiche delle proprie condizioni e l’indicazione sulle modalità per procedere con la morte volontaria.

L’ASUGI ha fornito il farmaco letale e la strumentazione utile alla sua autosomministrazione. Inoltre, un medico – individuato dalla stessa azienda sanitaria, su base volontaria – ha provveduto a vigilare sulla procedura di autosomministrazione del farmaco letale, azione cui ha provveduto autonomamente ed esclusivamente

“Anna”, che è quindi la prima persona in Italia che ha potuto accedere alla morte volontaria interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

Anna è la prima persona malata che a seguito di Ordinanza Cautelare pronunciata dal Tribunale, che ha ordinato tutte le verifiche previste dalla sentenza Cappato della Consulta e all’esito possedendo i requisiti, ha potuto accedere alla morte volontaria interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

QUI il comunicato stampa