Chi era Fabio Ridolfi
Fabio Ridolfi nasce il 5 di marzo del 1976 a Chieri, nella provincia di Torino. Ancora piccolissimo si trasferisce assieme alla famiglia nelle Marche, in provincia di Pesaro, regione d’origine del padre e luogo dove vive tuttora. Sin da piccolo, Fabio è appassionato di arte e musica, frequenta la scuola d’arte ad Urbino e negli anni 90 mette su un gruppo musicale insieme agli amici e al fratello Andrea.
È amante del calcio e tifoso della Roma. Lavora nella piccola impresa di famiglia nel settore dell’edilizia. Verso la fine del 2003 decide di cambiare lavoro e comincia a lavorare come muratore presso una ditta del paese. Farà questo lavoro fino alla fine di febbraio del 2004, momento in cui la sua vita subisce un cambiamento drastico e permanente.
Una patologia irreversibile: la tetraparesi da rottura dell’arteria basilare
Domenica 29 febbraio 2004 (5 giorni prima del suo 28esimo compleanno), durante la consueta cena domenicale con i genitori, Fabio viene colto da un malore improvviso che gli causa prima una perdita immediata dell’equilibrio, poi l’intorpidimento di tutto il lato sinistro del corpo. Dopo qualche giorno in ospedale, arriva la diagnosi: Tetraparesi da rottura dell’arteria basilare, una patologia irreversibile che lo costringe, ormai da 18 anni, immobilizzato a letto, senza poter muovere nessuna parte del corpo, se non gli occhi, con cui Fabio comunica grazie ad un puntatore oculare.
Nonostante i numerosi tentativi di riabilitazione, Fabio non migliora e, tra alti e bassi, finisce per rinunciare anche alla fisioterapia. Fabio dice di essere stanco di vivere così, dopo tutti questi anni.
È in contatto con Mina Welby fin dai giorni della vicenda di Piergiorgio, effettua anche una richiesta pubblica perché vuole porre fine alle sue sofferenze ma non ottiene risposte affinché possa agire nella piena legalità in Italia, e non vuole che la sua famiglia possa avere problemi legali di alcun tipo, a causa della sua scelta.
Il tempo che passa rafforza il suo convincimento e coinvolge tutta la sua famiglia nella sua decisione affinché possano aiutarlo a porre fine ai suoi giorni.
Fabio, con suo fratello Andrea che è anche il suo amministratore di sostegno, tramite Mina Welby prende contatti con l’Associazione Luca Coscioni per conoscere nel dettaglio cosa prevede il testamento biologico e quali sono le possibilità di scelta nel fine vita percorribili in Italia nel rispetto della sua volontà e nella piena legalità.
Approfondita con gli esperti dell’associazione Luca Coscioni la norma sul testamento biologico, nelle sue condizioni tramite Notaio impiega mesi per gli adempimenti necessari affinché le sue volontà siano valide e redige il suo testamento biologico.
Fabio Ridolfi richiede di accedere al Suicidio assistito in Italia
Il 10 gennaio 2022 invia una richiesta all’Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche chiedendo di essere sottoposto a verifica delle sue condizioni affinché nel rispetto e nella piena applicazione della sentenza della Corte costituzionale n. 242/19 possa accedere al suicidio medicalmente assistito.
L’Azienda Sanitaria Unica Regione Marche, a seguito anche della giurisprudenza formatasi per i casi di Mario e Antonio, senza la necessità che Fabio si rivolga ad un tribunale, attiva le verifiche e in data 21 febbraio, 23 febbraio, 24 febbraio e 25 febbraio l’équipe medica si reca presso il domicilio di Fabio per effettuare tutte le verifiche previste dalla sentenza della Consulta.
Si apprende che in data 15 marzo, la relazione medica è stata inviata al Comitato Etico, ma a Fabio a oggi non è arrivato nessun parere né sulle condizioni e neppure sulle modalità per poter procedere con suicidio medicalmente assistito.
Nel contempo fin dall’inizio Fabio tramite suo fratello Andrea ha assunto informazioni direttamente rivolgendosi a Marco Cappato per poter andare in Svizzera e ha preso contatti e anche per poter procedere anche con la sospensione dei trattamenti e sedazione profonda ai sensi della legge 219/17.
In attesa di ricevere la relazione medica, elaborata da oltre un mese, Fabio Ridolfi lancia un appello pubblico il 18 maggio. Il giorno successivo riceve la relazione medica e il parere del comitato etico dai quali si evince la sussistenza dei requisiti previsti dalla sentenza 242/2019 per accedere al suicidio medicalmente assistito.
Tuttavia non vengono indicati il farmaco letale, il suo dosaggio e la metodica di autosomministrazione. Si rendeva così necessario l’invio di una diffida, tramite il collegio legale di Fabio, coordinato dall’Avv. Filomena Gallo, per l’indicazione di questi elementi.
A causa delle sofferenze patite e dei ritardi dell’Azienda sanitaria, Fabio decide di procedere con la sospensione dei trattamenti sanitari in atto, anche quelli salvavita, previa sedazione profonda e continua.
Muore il 13 giugno 2022 con una procedura che avrebbe potuto intraprendere anche senza il parere della ASL, arrivato in ritardo e incompleto, evitando così mesi di ulteriori sofferenze.