Sanità in carcere e assistenza sanitaria nelle carceri

carceri e coronavirus diritti dei detenuti

La Costituzione stabilisce che la pena deve tendere alla rieducazione del condannato. La legge sull’ordinamento penitenziario afferma che il trattamento detentivo deve essere conforme a umanità e deve assicurare il rispetto della dignità della persona con il fine di far sì che i detenuti vivano in celle spaziose, pulite, con servizi igienici adeguati. 

La realtà documentata dalle relazioni del Collegio dei Garanti nazionali, regionali e locali per i diritti delle persone prive di libertà parla di un sistema carcere il cui sovraffollamento ha portato l’Italia a essere condannata dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo per trattamenti inumani e degradanti. Nel 2024 il sovraffollamento ha superato il 130%.

il 9 agosto 2024, l’Associazione Luca Coscioni ha diffidato le 102 ASL sul cui territorio si trovano i 189 istituti di pena italiani, chiedendo loro di effettuare sopralluoghi per accertare le caratteristiche di igiene e profilassi dei locali e per controllare l’accesso e la qualità dei servizi socio-sanitari. 

Le diffide danno 30 giorni alle ASL per ottemperare a quanto previsti dalla devoluzione alle regioni delle competenze del Sistema Sanitario Nazionale e dall’ordinamento penitenziario. 

Malgrado i TG regionali e moltissime cronache locali su carta e online abbiano riportato la notizia prima e dopo Ferragosto, ai primi di settembre nessuna delle 102 ASL ha risposto alla PEC dell’Associazione Luca Coscioni mentre 24 hanno protocollato, quindi formalmente interessato gli uffici competenti su quanto richiesto. In ordine alfabetico che hanno avviato l’iter:  ASL Abruzzo 2 – Lanciano-Vasto-Chieti, ASL Asti,  ASL BAT, ASL Cagliari, ASL Cuneo 1, ASL Frosinone, ASL Liguria 1 – Imperiese, ASL Liguria 2 – Savonese, ASL Ogliastra, ASL Roma 1, ASL Salerno, ASP Catania, ASP Catanzaro, ASP Cosenza, ASP Crotone, ASP Enna, ASP Palermo ASP Ragusa ASP Siracusa, Azienda sanitaria regionale del Molise, ATS Bergamo, ATS della Montagna, AUSL Latina e ULLSS 2 Marca Trevigiana. Non sono state ricevute risposte da Trentino, Emilia-Romagna, Marche, Umbria e Basilicata.

Di fronte a una situazione sempre più grave sulla quale il Governo non è intenzionato a intervenire con riforme strutturali o atti di “clemenza”, l’Associazione Luca Coscioni darà seguito seguito giudiziario all’iniziativa nei confronti delle ASL invitando i media a sollecitarle per affermare il diritto della cittadinanza di essere informata della attività istituzionali anche in materia di salute in carcere.

Lo stato di patente illegalità degli istituti di pena italiani è noto ma mai era stata intrapresa un’iniziativa esclusivamente dedicata al diritto alla salute nelle carceri.

Si legge di detenuti ben oltre il numero massimo ospitabile, agenti di custodia sotto organico, carenza di medici, psicologi e operatori sanitari. Dal 1999 alle Aziende sanitarie locali spetta la funzione di erogare le prestazioni sanitarie in carcere, malgrado ciò la riforma della sanità penitenziaria non ha ancora dato i risultati attesi in termini di effettività del diritto alla salute delle persone detenute. Il trasferimento delle competenze sanitarie dal Ministero della Giustizia al Servizio sanitario nazionale e ai Servizi sanitari regionali,, anche se è stato definito con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell´1 aprile 2008, resta ancora non del tutto attuato pienamente. Le diffide dell’Associazione Luca Coscioni dell’estate 2024 tornano a insistere anche su questa criticità.

Il 9 agosto 2024, l’Associazione Luca Coscioni ha diffidato le 102 ASL sul cui territorio si trovano i 189 istituti di pena italiani, chiedendo loro di effettuare sopralluoghi per accertare le caratteristiche di igiene e profilassi dei locali e per controllare l’accesso e la qualità dei servizi socio-sanitari.