Cannabis terapeutica in Piemonte: adeguamento alle limitazioni della Lorenzin. Nulla su sperimentazioni di coltivazione e produzione.

Silvio Viale, Giulio Manfredi

Dichiarazione di Silvio Viale, vice capogruppo PD in Consiglio comunale di Torino e consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni, e Giulio Manfredi, Radicali Italiani:

La giunta regionale avrebbe dovuto emanare la delibera entro novanta giorni dall’entrata in vigore della legge, cioè entro il 16 settembre 2015. L’Assessore Saitta ha atteso che il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, emanasse il 9 novembre 2015 un decreto sulla cannabis terapeutica fortemente limitativo (e sotto alcuni aspetti contrastante con il testo unico sulle droghe, DPR 309/1990) per conformarsi a tale impostazione. In particolare, il “decreto Lorenzin” e conseguentemente la “delibera Saitta” escludono dal trattamento con farmaci cannabinoidi malattie rilevanti quali Parkinson, Alzheimer, Epilessia, Chron, SLA ed Epatitite C. Il “decreto Lorenzin” elenca sei indicazioni terapeutiche; negli Usa la cannabis è approvata per oltre 40 indicazioni terapeutiche.

La delibera regionale va addirittura oltre il decreto governativo quando mette nero su bianco che il trattamento con cannabinoidi deve essere ritenuto “indispensabile” dal medico prescrittore. Per quante altre prescrizioni di farmaci è richiesta tale condizione?

Stigmatizzabile è poi l’esclusione delle farmacie non ospedaliere, le più vicine al malato, dal sistema di fornitura diretto dei farmaci cannabinoidi e dei preparati magistrali. Nulla poi si dice nella delibera sulla possibilità, consentita dalla legge regionale n. 11/2015, che la Regione Piemonte avvii “progetti di ricerca e azioni sperimentali prodromici alla produzione, da parte di soggetti autorizzati secondo la normativa vigente, di sostanze e preparazioni vegetali a base di canapa, con gli atenei piemontesi, le associazioni di soggetti privati affetti da patologie e altri soggetti portatori di interesse o di specifiche competenze”.

Ci auguriamo che, pur con tutti i suoi limiti, il provvedimento regionale serva a migliorare la vita dei malati; lo potrà fare solamente se la Regione Piemonte investirà sulla formazione dei medici di famiglia, affinché i farmaci cannabinoidi siano finalmente riconosciuti come tali.

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