“Paghiamo i viaggi per l’eutanasia”. Sfida dei Radicali: pronti al carcere

Giorno/ Resto/ Nazione
B. Ruggiero

Radicali all’arma bianca, in barba al clima natalizio, sul fronte del diritto alla «dolce morte». Con lo strumento classico dell’autodenuncia, per aver aiutato una persona a finire i suoi giorni all’estero e sottrarsi al calvario della malattia. Ma stavolta anche con la promessa che d’ora in poi, fino a quando il Parlamento non esaminerà la proposta di legge d’iniziativa popolare sull’eutanasia presentata nel settembre 2013, il partito di Pannella si metterà concretamente a disposizione (in termini di consulenza giuridica, contatti internazionali e aiuto economico) di altri malati terminali che vorranno essere «accompagnati» nell’ultimo viaggio.

Ieri pomeriggio, in una conferenza stampa nella storica sede di via di Torre Argentina, l’esponente radicale Marco Cappato, promotore della campagna Eutanasia Legale, ha rivelato di aver appena messo a verbale nella caserma dei carabinieri della Legione Lazio le proprie «dichiarazioni spontanee» sul caso di Dominique Velati, 59 anni, novarese di Borgomanero, militante radicale colpita da un cancro in stadio avanzato e morta a Berna, in Svizzera, il 16 dicembre scorso. Per conoscenza, l’autodenuncia per questo atto di «disobbedienza civile» è stata inviata anche alla questura di Roma, alla procura generale della Corte d’appello e al ministero della Giustizia. Secondo l’articolo 580 del codice penale, Cappato rischia dodici anni di reclusione per aiuto al suicidio.

«Ho agevolato Dominique Velati a ottenere l’assistenza al suicidio assistito in Svizzera – ha esordito Cappato -. In particolare, ho riferito di averle fornito informazioni e assistenza nella procedura, di averle presentato le persone responsabili dell’organizzazione elvetica e di avere effettuato un bonifico dal conto di SoSeutanasia.it per coprire il costo del biglietto del treno per andare, il 14 dicembre, a Berna per la prima visita medica». Cappato – era accanto a Mina Welby, vedova di Piergiorgio, apripista nel 2006 della battaglia militante contro l’accanimento terapeutico, e al segretario dell’associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo – ha detto di aver allegato alla dichiarazione spontanea tutto il materiale (scambio di sms con Dominique per il pagamento del viaggio, trascrizioni e un audiovideo) «che comprova la veridicità delle mie dichiarazioni». «Ho anche preannunciato che, come “SoSeutanasia” – ha aggiunto – continueremo ad avere contatti con altri malati terminali per lo stesso motivo e che intendiamo fornire anche a loro, ove possibile, ogni tipo di agevolazione, compreso il pagamento del viaggio, affinché possano ottenere, laddove ne abbiano i requisiti, il suicidio assistito». Il costo della trasferta oltre confine si aggira sui 12.700 euro, stando proprio alla testimonianza diretta della Velati.

La donna, ha spiegato Cappato, è stata la prima persona aiutata economicamente e “accompagnata”, in territorio italiano, nell’iter per l’ottenimento dell’eutanasia in Svizzera. Il caso era già rimbalzato sui mezzi di comunicazione con l’annuncio della donna di volersi recare in Svizzera per realizzare il suo proposito. E, come rivela Cappato, lei «ha ottenuto il suicidio assistito a Berna lo scorso 15 dicembre: oggi ne diamo notizia seguendo le sue volontà, indicate in merito ai tempi per rendere pubblico l’evento».

Si tratta, ha proseguito, di un ulteriore «salto in avanti: prima fornivamo a chi lo chiedeva solo informazioni per prendere contatti con la Svizzera, ma ora aiuteremo concretamente i cittadini a preparare tale atto sul territorio italiano, e ciò si configura come reato. Abbiamo anche aperto il sito Soseutanasia.it per una raccolta di fondi. La nostra attività di aiuto e supporto diventerà strutturata, fino a quando il Parlamento non avvierà la discussione sul nodo del fine-vita».

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