Fecondazione eterologa: l’accusa dei donatori: “Svelata la nostra identità”

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La Stampa
Francesco Maesano

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Il codice fiscale, l`indirizzo di residenza, il luogo e la data di nascita, il titolo di studio. Da aprile e per circa tre mesi tutto quel che c`è da sapere sui donatori di gameti destinati alla fecondazione eterologa è stato trasmesso al Centro nazionale trapianti dalle regioni completamente in chiaro, usando semplici fax. E così, durante quella finestra temporale, è stata violata la riservatezza di quanti hanno deciso di donare cellule riproduttive alle coppie infertili.

Ieri, contro il presidente del Cnt, Alessandro Nanni Costa, è arrivata la richiesta delle dimissioni da parte dell’Associazione Luca Coscioni che lo accusa di aver chiesto ai centri di fecondazione e alle Regioni i dati personali sensibili in chiaro via fax dei donatori e le informazioni sui nati da eterologa, violando la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita.

Interpellato sul punto il Garante per la privacy ha risposto che il Cnt «dal 1° luglio 2015 ha modificato la procedura di raccolta dei dati, prevedendo un algoritmo di cifratura. Pertanto, pur avendo riscontrato per il periodo pregresso da aprile a fine giugno 2015, una condotta non conforme alla disciplina applicabile in materia di protezione dei dati, alla luce delle rassicurazioni ricevute dal Cnt non ha ravvisato i presupposti per adottare un provvedimento».

Una spiegazione che non convince l`Associazione Coscioni: «Il fatto che oggi tale violazione non si ripeterà – ha sottolineato la segretaria Filomena Gallo – non cancella quella avvenuta in precedenza». L`associazione ha annunciato che chiederà i danni al Cnt e che presenterà una ulteriore richiesta al Garante. «Non conosciamo l`entità del problema né il numero di donatori coinvolti spiegano – ma è ipotizzabile che siano più uomini che donne, dato che nel nostro Paese sono ancora davvero poche le donatrici di ovociti».

«Chiediamo al ministro che, colui che ha determinato tale violazione dal mese di marzo fino al 30 giugno scorso, cioè il responsabile del Centro nazionale trapianti, venga rimosso con effetto immediato. Se ciò non dovesse accadere il ministro sarà corresponsabile di questo fatto grave, avvenuto nel nostro Paese mettendo a rischio la vita e il futuro di famiglie italiane che per avere un bambino hanno fatto ricorso a tecniche con donazioni di gameti», ha concluso Filomena Gallo.

Ma contro Nanni Costa si sono schierate molte delle sigle storiche che nel campo dell`associazionismo forniscono servizi di supporto alle coppie che lottano per la procreazione: L`Altra Cicogna Onlus, Cerco un bimbo, Hera, Amica Cicogna. Tutte chiedono una «sanzione esemplare» per il direttore del centro e domandano: «Quale sarà il prossimo passo: un registro speciale dei nati da eterologa? I nostri figli trattati come esseri da monitorare».

Mentre l`Associazione italiana per la donazione altruistica e gratuita di gameti chiede «al ministro della Salute di attuare la legge 40 con campagne informative e integrando le linee guida come indicato dai giudici della corte Costituzionale, nella parte relativa al numero di donazioni per donatore, secondo il modello francese e inglese».