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«Stamina è il più clamoroso caso di uso improprio di terapie non provate con cellule staminali mai accaduto nel mondo occidentale». Chissà se il “paladino” Paolo Bianco avrebbe voluto questa epigrafe in calce a una carriera da scienziato di tutto rispetto. Di sicuro c`è che da ieri il pensiero di colleghi e giornalisti è tornato indietro di due anni, alla battaglia che uno dei ricercatori italiani più apprezzati all`estero ha combattuto – con successo – contro la legalizzazione della discussa terapia sponsorizzata da Davide Vannoni.
Bianco, da quindici anni ordinario di anatomia patologica e direttore del laboratorio di cellule staminali dell`università La Sapienza di Roma, se n`è andato nel primo sabato di novembre. L`improvviso addio ha lasciato di stucco la comunità scientifica, che nel tempo aveva apprezzato il garbo e la competenza di questo scienziato laureatosi nella Capitale, ma con trascorsi professionali anche a Londra e agli Istituti Nazionali di Salute di Bethesda – che un anno e mezzo fa ritirava a Vancouver il “Public Service Award”, con Michele De Luca (Università di Modena e Reggio Emilia) ed Elena Cattaneo (Università Statale di Milano).
Un onore al merito dovuto per chi «s`è impegnato nel dibattito pubblico e politico in Italia, sostenendo la necessità di rigorosi
standard scientifici e medici e di un controllo stringente da parte degli enti regolatori nell`introduzione nella pratica clinica di nuovi trattamenti a base di cellule staminali», era scritto nelle motivazioni del premio assegnato dalla Società internazionale per la ricerca sulle cellule staminali. Il suo motto era la cifra del suo spessore: «La scienza procede lentamente, ma con la sicurezza di risultati tangibili e spettacolari».
Di lui il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha ricordato «l`abnegazione nel ricondurre ogni dibattito all`interno della scienza, la disponibilità al confronto e l`umanità verso i pazienti». Scosso è parso pure Eugenio Gaudio, collega e rettore dell`Università La Sapienza: «Perdiamo un uomo dai sani valori, un professore molto amato dagli studenti e uno scienziato da sempre attento ai temi etici della ricerca».
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L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.