Eterologa, il Tar boccia la Regione

Corriere della Sera – Milano
Claudio Del Frate

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Il superticket imposto dalla Regione Lombardia sulla fecondazione eterologa è « irragionevole» e «illegittimo» e dunque deve essere annullato. Secondo il Tar non esiste motivo per cui una coppia debba pagare migliaia di euro per sottoporsi a una pratica ammessa dalla legge, mentre chi accede alla fecon dazione om o log a s e la cava sborsando un ticket da poche centinaia di euro. La sentenza è stata depositata ieri e rimette la Lombardia sullo stesso piano delle altre regioni italiane, dove non esiste disparità di trattamento tra eterologa e omologa.

Tutto finito? Sembra di no, perché il governatore Roberto Maroni ha subito annunciato che presenterà un nuovo ricorso al Consiglio di Stato (« Siamo nel giusto»). «Facciano pure, hanno già perso una volta» ribattono i legali dell’associazione «Sos infertilità» che avevano messo in discussione il provvedimento. Al centro della disputa giudiziaria ci sono due delibere votate da Regionale Lombardia nel 2014, dopo che la Corte Costituzionale aveva riammesso anche in Italia la fecondazione eterologa. La giunta di Maroni aveva stabilito che le coppie intenzionate ad accedere a questa terapia dovessero pagare il costo intero della prestazione che oscilla a seconda dei casi (inseminazione artificiale, fecondazione in vitro ecc.) tra i 1.500 e i 4.000 euro. Un unicum in Italia, dal momento che la stessa cura in Emilia è gratis, in Toscana costa 500 euro e in Veneto circa 300 (l’equivalente del semplice ticket sanitario).

All’intransigenza lombarda («I figli non sono un diritto ma un dono» ) non è estranea la presenza nella maggioranza del Pirellone di Ncd e di Comunione e Liberazione. Ma cosa hanno stabilito ora i giudici della terza sezione del Tar? Che il superticket sull’eterologa viola principi costituzionali come la libertà di formare una famiglia e il diritto alla salute «comprensivo anche di quella psichica». «L’impossibilità di formare una famiglia con figli — scrivono i giudici — può incidere sulla salute di una coppia» e «l’autorità amministrativa non può ostacolarne la realizzazione ponendo a carico degli interessati l’intero costo della stessa».

La Lombardia aveva motivato il superticket anche con la scarsità di risorse economiche a sua disposizione ma «le differenze tra le due procedure (omologa ed eterologa, ndr) non rappresentano un elemento di selezione idoneo». La sentenza ha bocciato anche la parte della delibera che impedisce l’accesso alla terapia alle coppie dove entrambi i coniugi sono infertili, perché in contrasto con la legge nazionale sulla fecondazione assistita mentre ha tenuto in vita quella in cui la Regione dice stop all’apertura di altri centri per la pratica dell’eterologa: in Lombardia è già presente il 16% di tutti quelli nazionali e l’offerta è garantita.

Critiche dall’opposizione al Pirellone: «Il provvedimento sull’eterologa va cambiato — dice Lucia Castellano , capo gruppo del Patto Civico —. Maroni e alleati devono ancora imparare che vincere le elezioni non significa avere la libertà di piegare leggi e Costituzione alle proprie idee oscurantiste»; «La Regione non si arrocchi su posizioni ideologiche e inique — dice Sara Valmaggi, vicepresidente del Consiglio regionale del Pd — e corregga questa anomalia italiana»; « Decisioni retrograde e bigotte», quelle della giunta, attaccano i Cinque stelle. Una sentenza che «ripristina il principio di uguaglianza nell’accesso alle cure», infine, per Filomena Gallo, dell’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.