Salvato dalle allergie a sette anni grazie al lavaggio del sangue

La Repubblica
Elena Dusi

Tempo di lettura: 4 minuti.

L’asma gli permetteva di correre soltanto con difficoltà. Latte, uova, frutta, carne e pesce erano banditi dalla sua dieta di allergico. Le maestre della prima elementare avevano messo le mani avanti: accetteremo il bambino in classe solo con la presenza costante della madre. La situazione per Michele, 7 anni, una forma di allergia estrema, era diventata pesante. Se finora la prudenza dei genitori era bastata a fare slalom fra gli alimenti proibiti, le maestre dell’asilo avevano creato una sorta di “cordone sanitario” attorno a lui e l’adrenalina sempre in tasca aveva salvato Michele dagli occasionali shock anafilattici, l’esclusione di fatto dalla scuola dell’obbligo rischiava di rendere impossibile la sua vita di bambino.

Ci hanno pensato i medici del Bambin Gesù a rimettere sui binari la vita di Michele. All’ospedale pediatrico romano il sangue del bambino è stato “lavato” e purificato da quegli anticorpi che scatenano le allergie grazie a un meccanismo non dissimile dalla dialisi. Ad agosto ci sono volute 8 sedute da 6 ore ciascuna — nelle quali Michele ha rimediato tanta noia, ma nessun effetto collaterale — per filtrare il plasma del bambino e purificar-lo da quegli anticorpi ( le immunoglobuline E o IgE ) responsabili delle reazioni allergiche, lasciando intatte le altre componenti del sangue.

“È la prima volta al mondo che questo intervento viene effettuato su un bambino”, spiega Alessandro Fiocchi, responsabile dell’allergologia del Bambin Gesù. Michele, che oltre che agli alimenti è sensibile ad acari, polvere, pelo di animali e polline, potrà ora tenere sotto controllo la sua allergia con i farmaci: degli anticorpi monoclonali che si legano alle immunoglobuline e le rendono inermi “ammanettandole”. Un bambino non allergico ha un livello di IgE inferiore alle 20 chilo unità per litro di sangue. Chi soffre di un’allergia moderata oscilla tra le 800 e le 1.000. Michele era arrivato a 4mila. A livelli così elevati non é possibile usare gli anticorpi monoclonali come terapia, dice Fiocchi.

Il trattamento con l’apparecchio che depura il sangue (la procedura si chiama tecnicamente “immunoassorbimento IgE” ) ha riportato i valori di immunoglobuline a 300 e i risultati sono stati pubblicati da Pediatrics, la rivista dell’Accademia americana di pediatria. A meno che il bambino non salti la terapia con i farmaci, non ci sarà bisogno di ripetere la procedura. “Nei prossimi mesi sottoporremo allo stesso trattamento una bambina di 6 anni di Nairobi”, aggiunge Fiocchi. La sua forma di allergia è grave come quella di Michele. “In generale, tutte le forme di iperallergia che non hanno altra chance di trattamento potranno essere affrontate con questo apparecchio. Si aprono nuove strade — spiega Fiocchi — alla cura delle forme più gravi dei disturbi allergici: anafilassi, dermatite atopica e asma grave che non possono avvalersi dei farmaci”.

“Il macchinario — spiega Stefano Ceccarelli, responsabile del servizio di aferesi del Bambin Gesù — è utilizzato nel nostro ospedale da tempo. La procedura di separazione del sangue in globuli rossi e plasma (chiamata “plasmaferesi” ) viene usata comunemente come terapia antirigetto dopo un trapianto, o per risolvere malattie autoimmuni grevi. Ma dal 2014 abbiamo a disposizione degli “adsorbitori” specifici, capaci di eliminare dal sangue solo un determinato tipo di anticorpi, in questo caso le IgE, mantenendo intatte tutte le altre sostanze che verrebbero tolte dalla circolazione con la plasmaferesi tradizionale”.

Per Michele, la cui soglia di tolleranza agli alimenti proibiti è salita a livelli quasi normali e il cui asma ora è sotto controllo, la prima elementare è iniziata senza intoppi.