Primo trial per il trapianto di staminali nella retina

Wired
Simone Valesini

La ricerca sulle cellule staminali embrionali continua a fare passi da gigante, e sembra presto destinata a rivoluzionare la cura dei disturbi della vista. Dopo i primi trapianti nella retina annunciati su Lancet lo scorso anno, e il successo tutto italiano di Holoclar, prima terapia di medicina rigenerativa approvata dalla Commissione europea, un nuovo traguardo arriva oggi dal Moorfields Eye Hospital di Londra, dove sarebbe in corso un trial clinico che mira a confermare efficacia e sicurezza del trapianto di staminali embrionali per la cura della degenerazione maculare senile, prima causa di cecità nei paesi industrializzati.

Dall’ospedale londinese fanno sapere che il primo trapianto è già stato effettuato su una paziente inglese di 60 anni, a cui presto dovrebbero seguire altri 9 pazienti. L’intervento chirurgico sulla donna per ora sembra essersi svolto senza problemi, e i primi risultati dovrebbero essere disponibili entro dicembre.

La tecnica sperimentata dai ricercatori inglesi utilizza cellule staminali prevenienti da un embrione, che vengono fatte differenziare in cellule dell’epitelio pigmentato retinico, lo strato di tessuto più esterno di quelli che formano la retina. Uno strato di cellule così ottenute viene quindi impiantato nell’occhio dei pazienti, con la speranza che sostituisca quelle danneggiate dalla degenerazione maculare senile, ripristinando (almeno in parte) le normali funzioni dell’occhio.

Questa metodologia è la stessa analizzata dallo studio pubblicato lo scorso anno sul Lancet, ma come spiegano i ricercatori del Moorfield Hospital, le ricerche fino ad oggi si erano limitate a valutarne la sicurezza. Il nuovo trial clinico mira invece a dimostrare per la prima volta la reale efficacia del trattamento in termini di recupero della vista per i pazienti, ed è quindi una tappa decisiva per l’approvazione definitiva della terapia.

I 10 pazienti arruolati nella prima fase del trial sono tutti affetti da degenerazione maculare essudativa, forma più rara della patologia, ma se i risultati saranno positivi la sperimentazione dovrebbe presto essere allargata anche ai pazienti con la forma “secca”, più comune.