Centro impiego di Ancona – interrogazione parlamentare per il mancato accesso informazioni

04 Febbraio 2015 11.00

Atto n. 3-01317

Pubblicato il 21 ottobre 2014, nella seduta n. 334

FUCKSIA , SIMEONI , CATALFO – Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e per la semplificazione e la pubblica amministrazione. –

 

Premesso che:

 

la legge n. 68 del 1999 rencante “Norme per il diritto al lavoro dei disabili” ha il dichiarato fine di promuovere l’inserimento lavorativo di persone disabili attraverso lo strumento del collocamento mirato, che individua una serie di mezzi tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le capacità lavorative delle categorie protette, allo scopo di creare un reale incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro;

 

ai sensi della citata legge, le imprese che contano più di 15 dipendenti sono obbligate ad assumere persone che abbiano un’invalidità lavorativa superiore al 45 per cento, nella misura di una unità se occupano da 15 a 35 dipendenti, di 2 unità se variano dai 35 ai 50, ovvero il 7 per cento dei dipendenti totali se questi superano il numero di 50;

 

la legge n. 68 del 1999 demanda ai centri per l’impiego il compito e il ruolo di tramite tra imprese e disabile, ricevendo annualmente un elenco dalle imprese nel quale viene evidenziato il numero totale di lavoratori impiegati e la copertura della quota di riserva;

 

i suddetti centri, inoltre, al fine di collocare adeguatamente il soggetto in attesa di lavoro, stilano una graduatoria unica di tutti i richiedenti all’interno della quale vengono inserite le capacità lavorative, le abilità, le competenze, le inclinazioni, nonché la natura e il grado della minorazione;

 

la graduatoria unica dei richiedenti, come gli elenchi, è da considerarsi documento pubblico e, pertanto, visionabile in base all’art. 22 della legge n. 241 del 1990, che sancisce il diritto di accesso ai documenti amministrativi degli interessati, includendo in questa categoria anche i “portatori di interessi pubblici o diffusi, che abbiano un interesse diretto, concreto e attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento al quale è chiesto l’accesso” ovvero anche le associazioni;

 

considerato che a quanto risulta agli interroganti:

 

il 1° ottobre 2014, il segretario della sezione di Ancona dell’associazione “per la libertà di ricerca scientifica Luca Coscioni”, ha denunciato il silenzio, a tutt’oggi persistente, del Centro per l’impiego di Ancona, rispetto ad una richiesta di accesso agli atti formulata per conoscere il grado di attuazione e di osservanza della legge n. 68 del 1999. L’associazione in questione, infatti, il 4 luglio, al fine di monitorare e verificare il rispetto della legge, inoltrava al suddetto centro formale richiesta per ottenere precise informazioni circa: il numero dei soggetti diversamente abili iscritti nell’apposita graduatoria di categorie protette nonché quanti fossero inseriti nel mondo del lavoro; l’elenco delle imprese con il numero dei lavoratori e la quota di riserva coperta, cioè il numero di persone con disabilità assunte rispetto a quelle che dovevano assumere così come previsto dalla legge;

 

l’associazione “per la libertà di ricerca scientifica Luca Coscioni”, che tra i suoi fini istitutivi si occupa dei diritti dei disabili, oltre ad appartenere ai soggetti indicati dall’articolo 22 della legge n. 241 del 1990 a cui è riconosciuto il diritto di accesso agli atti amministrativi, fa parte, altresì, dell’elenco dei soggetti legittimati ad agire per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni, in base al decreto ministeriale 30 aprile 2008;

 

considerato inoltre che:

 

il diritto di accesso conoscitivo o informativo, previsto dalla legge n. 241 del 1990, trova fondamento nei principi costituzionali sanciti dall’artt. 97 e 98 della Costituzione, ove si enuncia il principio di buon andamento dei pubblici uffici;

 

la stessa legge n. 241 del 1990 contiene un’importante enunciazione di principio, prevedendo che l’accesso ai documenti, attese le sue rilevanti finalità di pubblico interesse, costituisce un principio generale dell’attività amministrativa, finalizzato a favorire la partecipazione dei privati e ad assicurare l’imparzialità e trasparenza dell’azione amministrativa e attiene ai “livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali”, che devono essere comunque garantiti,

 

si chiede di sapere:

 

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti;

 

se risulti quale sia, presso il Centro per l’impiego di Ancona, il numero dei soggetti diversamente abili iscritti nell’apposita graduatoria per le categorie protette, quanti di essi risultino effettivamente inseriti nel mondo del lavoro nonché se siano rispettati i dettami della legge n. 68 del 1999;

 

se non considerino, nei limiti delle proprie attribuzioni, di dover verificare quali siano i motivi per cui non sia stato consentito all’Associazione “per la libertà di ricerca scientifica Luca Coscioni” un immediato accesso ai documenti amministrativi richiesti;

 

se non ritengano, per quanto di competenza, di dover intervenire al fine di consentire l’immediato accesso agli atti all’associazione richiedente considerando che il Centro per l’impiego di Ancona con il suo diniego, a parere degli interroganti, non rispetta i principi costituzionali enunciati nonché la normativa vigente sulla trasparenza ed il diritto di accesso agli atti.

 

Risposta interrogazione nella seduta del  4  febbraio 2015 

PRESIDENTE. Segue l’interrogazione 3-01317 sulla tutela del diritto al lavoro delle persone disabili in provincia di Ancona.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

TOCCAFONDI, sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca. Signor Presidente, gli onorevoli interroganti – con il presente atto parlamentare – richiamano l’attenzione del Governo sulla richiesta di accesso agli atti formulata dall’associazione «Luca Coscioni» al centro per l’impiego di Ancona al fine di conoscere lo stato dell’attuazione della legge n. 68 del 1999 sul diritto al lavoro dei disabili.

 

Al riguardo, rappresento che la Provincia di Ancona – espressamente interpellata sulla questione dai competenti uffici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali – ha reso noto che il centro per l’impiego di Ancona ha dato seguito alle istanze di accesso agli atti presentate, il 4 luglio 2014 e il 20 ottobre 2014, dall’associazione «Luca Coscioni», con nota del 4 novembre 2014.

 

Nello specifico, il predetto centro per l’impiego ha comunicato che, al 31 dicembre 2013, risultavano essere 1.997 i disabili iscritti nella graduatorie previste dalla legge n. 68 del 1999, sebbene solo una parte di essi era interessata all’inserimento in azienda.

 

Erano, invece, 52 i soggetti iscritti nelle graduatorie previste dal comma 2 dell’articolo 18 della legge n. 68 del 1999 (profughi, orfani, coniugi superstiti di coloro che siano deceduti per causa di lavoro, di guerra o di servizio).

 

Il centro per l’impiego di Ancona ha, inoltre, precisato che, alla data del 27 ottobre 2014, sono stati effettuati nelle aziende obbligate un numero di inserimenti di lavoratori disabili, tramite assunzioni e tirocini, pari a: 224 per l’anno 2010; 199 per l’anno 2011; 173 per l’anno 2012; 144 per l’anno 2013; 157 per l’anno 2014.

 

Pertanto, la questione segnalata dall’onorevole interrogante ha già ottenuto una soluzione positiva nei termini pocanzi rappresentati.

 

Per completezza d’informazione, inoltre, passo ad illustrare gli ulteriori dati -aggiornati al 31 dicembre 2014 – forniti dal competente centro per l’impiego di Ancona in ordine alle tematiche in esame. In particolare, il predetto centro per l’impiego ha comunicato che – al 31 dicembre 2014 – risultano essere 2.253 i disabili iscritti nella graduatoria prevista dalla legge n. 68 del 1999, mentre 62 sono i soggetti iscritti nelle graduatorie previste dal comma 2 dell’articolo 18 della legge n. 68 del 1999. Informo altresì che, ad oggi, presso il centro per l’impiego di Ancona prosegue l’attività di collocamento obbligatorio per l’anno 2014 attraverso lo strumento della selezione.

 

Da ultimo, non posso che ribadire l’attenzione riservata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali al tema delle disabilità ed, in particolare, a quello del collocamento mirato dei disabili.

 

FUCKSIA (M5S). Domando di parlare.

 

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

 

FUCKSIA (M5S). Signor Presidente, ringrazio il Sottosegretario per la sollecita risposta alla mia interrogazione, anche se mi lascia parzialmente soddisfatta. Purtroppo, il tema dell’inserimento lavorativo delle persone disabili nel nostro Paese è una questione che urge soluzioni.

 

Partiamo da alcuni numeri relativi proprio alla provincia di Ancona, di cui lei ha parlato. Nella famosa documentazione consegnata dal centro per l’impiego di Ancona al segretario dell’associazione «Luca Coscioni», peraltro 5 mesi dopo la sua richiesta, emergono dati allarmanti sul rispetto della legge n. 68 del 1999: nel settore privato, per l’anno 2014, su 273 persone invalide da assumere per obbligo di legge, ne sono state inserite solo 116; per il pubblico non abbiamo dati chiari, dunque non è possibile precisare gli inserimenti effettuati. Il problema, però, non è limitato alla Provincia di Ancona, ma è purtroppo di carattere nazionale; non sono io a dirlo, ma gli ultimi dati della 7a relazione al Parlamento sullo stato di attuazione della legge n. 68 del 1999 per gli anni 2012-2013. Il documento ci consegna un quadro sconfortante: si riconferma che su 267.000 iscritti in elenco fino al 2013, abbiamo un trend di inserimento negativo, come testimoniano anche i dati riferiti dal Sottosegretario. Stiamo parlando di una forza lavoro inutilizzata, che potrebbe incidere sulla crescita del nostro Paese. Infatti, l’Organizzazione internazionale per il lavoro (ILO), nel suo rapporto 2012 sull’occupazione, segnalava che il non impiego dei portatori di handicap fa perdere complessivamente dall’1 al 7 per cento del PIL mondiale. Questo è un potenziale di capitale umano sprecato che, oltre a far perdere punti sul PIL, rappresenta per l’Italia un costo sociale non trascurabile!

 

L’Italia deve impegnarsi su questo tema e subito. Ricordo, inoltre, che il 4 luglio 2013 la Corte di giustizia europea ha condannato il nostro Paese per non aver adottato regole che garantiscono un adeguato inserimento professionale delle persone disabili. La Corte ha definito parziale ed insufficiente la nostra normativa a tutela dei lavoratori disabili. Siamo nel 2015 e nulla è stato fatto. Faccio presente la legge quadro n. 104 del 1992, la legge n. 381 del 1991 sulla disciplina delle cooperative sociali, la legge n. 68 del 1999, la legge n. 216 del 2003 per la parità di trattamento in materia di occupazione, ma siamo ancora carenti.

 

Signor Sottosegretario, le chiedo, dunque, di sollecitare il suo Ministero ad adeguare quanto prima la normativa italiana agli standard europei di tutela del lavoro delle persone disabili. L’Italia non ha bisogno di un’altra procedura di infrazione e sopratutto di altre multe salate da corrispondere all’Europa. Naturalmente, non bisogna fermarsi ad una rivisitazione normativa; bisogna promuovere una cultura ed una promozione della tutela dei disabili e soprattutto una politica nazionale che investa e valorizzi il lavoro dei disabili. Il nostro Paese non può continuare a sprecare importanti risorse e con esse preziose opportunità importanti anche per la ripresa.

 

PRESIDENTE. Lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni all’ordine del giorno è così esaurito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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