Dichiarazione di Carlo Troilo, consigliere generale Associazione Luca Coscioni
Da un convegno medico europeo svoltosi in questi giorni a Roma è emersa una notizia sconvolgente, che è stata ripresa in poche righe e senza commenti solo da “Avvenire”: in Italia, su 35mila bambini affetti da malattie incurabili solo il 5% ha accesso alle cure palliative.
Ho cercato di “rilanciare” la notizia con una dichiarazione in cui contestavo la tesi sostenuta dal medico palliativista Ferdinando Cancelli su “Avvenire” e, con argomenti molto simili, dalla bioeticista Lucetta Scaraffia sullo “Osservatore Romano”. Secondo questa tesi l’eutanasia non é necessaria (e infatti nessuno la richiede) se ai malati è assicurata una adeguata terapia del dolore. Una classica affermazione “benaltrista” e falsa, come dimostrano i 1.000 suicidi di malati che l’ISTAT registra ogni anno ed i 20mila casi di eutanasia clandestina che si verificano annualmente negli ospedali italiani.
Salvo mio errore, nessun giornale (salvo un accenno in un servizio di “Repubblica” sull’uso degli oppioidi) ha ripreso il terribile dato, che pure avevo usato intenzionalmente come titolo della mia dichiarazione.
Torno sul tema, aggiungendo due informazioni e due raccomandazioni.
I dati di costo non sono facilmente reperibili, ma secondo le stime di un esperto come Marcello Crivellini, la spesa complessiva per le cure palliative (hospice e cure domiciliari) non supererebbe i 400 milioni di euro l’anno sui 120 miliardi di costo totale del Servizio Sanitario Nazionale italiano. Non a caso 80 associazioni di medici si sono rivolte al ministro Lorenzin affermando che dopo quattro anni dalla entrata in vigore della legge 38 l’Italia è ancora “a due velocità” e sette malati su dieci non ricevono l’assistenza dovuta. La relativa raccomandazione è dunque per il ministro della Sanità: impartisca direttive precise perché le cure palliative – specie quelle per i bambini – abbiano una priorità assoluta, e controlli che ciò avvenga.
Il secondo dato riguarda la sanità cattolica, che copre il 10% delle strutture di ricovero complessivamente censite in Italia (ma il dato giunge al 33% nel Lazio per la presenza di colossi come il Gemelli e il Bambin Gesù: Studio Cerismas). Gli ospedali cattolici hanno fra l’altro un numero particolarmente elevato di pazienti pediatrici e di “over 75”, che più di altri hanno bisogno di cure palliative. La relativa raccomandazione, in questo caso, è per le gerarchie vaticane, che sono costantemente impegnate in una guerra santa contro l’eutanasia e che su quella parte di sanità hanno una decisiva influenza: obblighino i loro ospedali ad investire in cure palliative; se proprio non vogliono lasciar morire nemmeno i malati senza speranza, almeno non li facciano soffrire.
Concludo con due osservazioni.
Una delle cause della arretratezza dell’Italia nel campo dei diritti civili è nella discontinuità con cui i giornali si occupano (solo se c’è un fatto di cronaca clamoroso) dei tanti “diritti negati” agli italiani. Non è un caso che l’unico giornale che ha un inserto settimanale (molto di parte ma di buon livello) sui diritti e la bioetica sia il quotidiano dei vescovi “Avvenire”, che ieri è tornato ad occuparsi del problema, sottolineando il fatto che molte delle famiglie che hanno bambini in questa situazione finiscono con lo sfasciarsi. Eppure questi temi interessano la gente: il mio articoletto sui bambini senza cure palliative, ripreso dal mio blog su “L’Espresso” e pubblicato sul sito della Associazione Luca Coscioni, ha registrato oltre 13.000 contatti in poche ore. Perciò prego i collegi giornalisti: comunque la pensiate, date ai lettori la possibilità di conoscere i dati di fatto che potrebbero aiutarli a maturare una opinione informata su temi importanti come l’eutanasia o le cure palliative.
Altrettanto sconfortante è il silenzio, su questa drammatica questione, dei politici, in particolare di quelli che si occupano di diritti civili e ancor più specificamente dei parlamentari cattolici che, seguendo le indicazioni del Vaticano, contrastano l’eutanasia proponendo come soluzione miracolosa le cure palliative.
L’Associazione Luca Coscioni è una associazione no profit di promozione sociale. Tra le sue priorità vi sono l’affermazione delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento della barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione.