Aborto, guerra di propaganda

Il Gazzettino
Melody Fusaro

«Il regolamento non è ancora stato approvato ma i corridoi dell’ospedale dell’Angelo sono già pieni di volantini e locandine dei movimenti per la vita». La denuncia è di alcune associazioni veneziane interessate ai diritti civili che, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulla donna, hanno scelto di inviare una lettera al direttore generale dell’Ulss 12, Giuseppe Dal Ben, e di chiedergli un incontro. «L’ospedale dell’Angelo è una qualificata e importante struttura sanitaria, punto di riferimento per un cospicuo bacino di persone portatori di orientamenti diversi. Ma recentemente abbiamo verificato la presenza di volontari, numerosi opuscoli e locandine riconducibili a ben individuabili posizioni» scrivono nella lettera sottoscritta da Aied, Associazione Luca Coscioni, Senonoraquando?, SosDiritti, Unione degli atei e degli agnostici razionalisti e Vengoprima. «Si tratta di volantini dei movimenti per la vita – spiega Catia Vigato dell’Uaar – Materiale che invita le donne a non procedere con l’interruzione di gravidanza e a rivolgersi a strutture private. Abbiamo visto anche un grande cartellone proprio vicino al reparto di ostetricia. Quindi abbiamo chiesto un incontro per capire se si stia facendo abbastanza attenzione al rispetto della privacy delle donne». L’obiettivo non è la censura, precisano le associazioni: l’incontro con la dirigenza dell’ospedale servirà solo a chiarire sulla base di quale regolamento sia stato esposto il materiale. «La legge regionale 27 del 2012 doveva essere seguita da uno specifico regolamento attuativo che non è ancora stato approvato quindi a noi risulta che non sia possibile esporre tale materiale – aggiunge Vigato – Non vogliamo vietare a questi movimenti di esprimere la loro opinione ma vorremmo capire perché Aied e altre associazioni invece non possano in alcun modo dare le stesse informazioni sui consultori». Nonostante all’interno di ospedali e consultori operi già personale qualificato chiamato a fornire adeguate informazioni relative all’interruzione volontaria di una gravidanza, la legge regionale del 2012 «promuove e garantisce nelle strutture sanitarie e sociosanitarie e nei consultori la diffusione e la divulgazione dell’informazione sui diritti dei cittadini con riferimento alle questioni etiche e della vita, riconoscendo a tutte le associazioni pari opportunità di comunicazione». A mancare, però, è il regolamento attuativo che, in una proposta della giunta regionale, è stato recentemente bocciato in consiglio. «Vorremmo inoltre capire se questi volontari possono anche accedere ai reparti di ginecologia e alle liste delle donne che richiedono l’interruzione volontaria di gravidanza – aggiunge Franco Fois dell’associazione Coscioni – Chiederemo quindi al direttore generale se è a conoscenza della presenza di questo materiale, di illustrarci nei dettagli l’attività dei volontari all’interno dell’ospedale e a quali norme si faccia riferimento».