Scienziati europei contro i tagli alla ricerca di base “Scelta l’ignoranza”

Repubblica
Rosaria Amato

Una striscia di scotch strappata con forza da un pezzo di grafite: le grandi scoperte scientifiche, come quella, molto celebrata, del grafene, nascono spesso per caso. O meglio, come sostengono i nove scienziati autori di una lettera che lancia un grido d’allarme sulla fortissima decurtazione dei fondi per la ricerca, sono la punta di un iceberg che galleggia solo grazie alla gran massa di ghiaccio sommerso». Concentrare i fondi nella ricerca applicata, dirigerli verso pochi progetti ‘top’ destinati all’industria e ritenuti fonte di grandi guadagni, taglia le gambe alla produzione di conoscenza, quella vera, non meramente funzionale all’economia, ma destinata a migliorare la società , a vantaggio di tutti, anche di chi .non ha le risorse per pagare». Non c’è più la ricerca di base. -denuncia Francesco Sylos Labini, fisico, ricercatore al Centro Fermi e al Cnr – Con i pochi finanziamenti che c i sono si tende a premiare sempre gli stessi progetti e a concentrare le risorse su pochi gruppi. L’ideologia dominante è che chi è eccellente vince e chi non è perde, è il darwinismo sociale applicato alla ricerca. Ma nella lotta per l’esistenza vince veramente solo chi sa diversificare, non chi è più grosso, infatti i dinosauri si sono estinti!». La lettera che Sylos Labini ha scritto con altri otto colleghi divari centri di ricerca europei, dalla Spagna e il Portogallo alla Gran Bretagna e alla Francia, e che oggi viene pubblicata in versione ridotta da Nature e per estratto su molte testate, tra le quali Le Monde, The Guardian, El Pais, s’intitola’ Hanno scelto l’ignoranza’, e si riferisce naturalmente ai »responsabili delle politiche nazionali di un numero crescente di Stati membri dell’Ue». Inizialmente si pensava di limitare la protesta ai Paesi più periferici e più penalizzati della Ue, e cioè Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Senonché, parlandone con altri ricercatori, i promotori dell’iniziativa si sono accorti che anche nella ricca Germania gli scienziati sono precari, e che nell’altrettanto ricca Gran Bretagna i fondi sono prevalentemente indirizzati verso la ricerca applicata. Certo, in Italia la situazione è anche peggiore: i pochi fondi destinati a università e grandi centri di ricerca ormai non bastano neanche per pagare le bollette e gli stipendi, tanto che persino per le spese ordinarie si deve attingere ai fondi per i progetti internazionali. I finanziamenti europei o sono prevalentemente diretti verso la ricerca applicata, oppure sono limitatissimi, per cui solo una piccola percentuale di ricercatori riesce a conquistarli. Chi vuole aderire all’iniziativa può firmare all’indirizzoopenletter.euroscience.org. La lettera è pubblicata anche sulla rivista EuroScientist.com