Commissione Stamina in bilico, la Lorenzin si affida ai legali

La Stampa
Grazia Longo

Il suo ruolo di presidente della commissione Stamina vacilla? Lui, il diretto interessato, il professor Mauro Ferrari – il cervello italiano di 55 anni emigrato negli Usa, esperto mondiale di nano-tecnologie applicate alla medicina – passa la palla alla ministra della Salute. «Mi rimetto alla sua volontà – dichiara al telefono dal Texas dov’è presidente e Ceo dello Houston Methodist Research Institute -. Mi accusano di aver dichiarato chissà che cosa alle Iene, ma la mia posizione è chiarissima. Io sono super partes, ma mi rendo conto che adesso il momento è molto delicato e quindi non voglio commentare l’ipotesi di essere sostituito». Non è neppure preoccupato che suoi illustri colleghi scienziati abbiano criticato la sua intervista e abbiano scritto alla ministra Beatrice Lorenzin affinché riconsideri la scelta? «Preferisco non replicare. Ribadisco la mia totale imparzialità. A questo punto decida il ministro».

Ma il problema non è tanto l’orientamento della ministra Beatrice Lorenzin – che non nasconde affatto l’enorme stima nei confronti del professor Ferrari – quanto le considerazioni dell’Avvocatura dello Stato. I legali stanno vagliando con estrema meticolosità tutti gli aspetti, per non correre rischi con una nomina troppo esposta a polemiche e future bocciature. Del resto, salvo un colpo di scena da parte la ro, la linea del ministero della Salute -a dispetto dei comunicati ufficiali – è quella di «non rischiare». La palla in gioco è molto, troppo importante: dopo la bocciatura, da parte del Tar Lazio, del precedente comitato tecnico scientifico che aveva il compito di valutare la bontà del tanto discusso metodo Stamina, l’obiettivo è quello di non perdere altro tempo prezioso. E se per il precedente di team di scienziati a rivolgersi al Tar era stato il patron di Stamina, Davide Vannoni, convinto che quegli studiosi avessero pregiudizi sul suo metodo, nel caso del professor Ferrari c’è già un lungo elenco di scienziati italiani pronti a rivolgersi al Tar. L’appello dalle pagine di Nature contro Ferrari, le cui parole sono state definite «un insulto ai tanti ricercatori che in Italia lavorano per trasferire la ricerca sulle staminali in nuove applicazioni cliniche» ne è la conferma. Insieme alla poltrona di Ferrari ne salteranno altre due o tre. Tutto è al vaglio dell’Avvocatura dello Stato, ma sembrano destinati ad essere sostituiti «per imparzialità» l’esperto di cure staminali Vania Broccoli, capo unità della Divisione di neuroscienze Stem Cell Rese-arch Institute, all’Ospedale San Raffaele Milano e il clinico esperto in terapia cellulare Antonio Uccelli, del Centro per la sclerosi multipla dell’Università di Genova e responsabile della Neuroimmunologia al Centro di eccellenza per la ricerca biomedica (Cebr). Il professor Uccelli, già osteggiato da Vannoni per sue «ostili dichiarazioni» afferma: «Rimango a disposizione del ministro e delle Istituzioni, se ritengono che la mia esperienza sia peculiare. Sarei tranquillo nel fare un passo indietro se fosse ritenuto necessario, ma con l’amarezza di essere stato giudicato inidoneo all’incarico per delle dichiarazioni che credo condivisibili e di solo buon senso sull’importanza delle regole condivise nella scienza e nella Medicina». Il professor Brocca li precisa: «Non ho più avuto comunicazioni ufficiali. Siamo tutti in fervida attesa». All’attenzione dell’Avvocatura dello Stato c’è, inoltre, la posizione degli altri due italiani in lizza: il professor Carlo Dionisi Vici e il professor Francesco Frassoni. Uno dei due rischia grosso. Intanto, l’avvio del protocollo Sta-mina per un nuovo piccolo paziente a Brescia fa infuriare il direttore del Laboratorio cellule staminali dell’università Sapienza di Roma Paolo Bianco: «Inconcepibile che il ministro della Salute non intervenga, e che il Consiglio dei ministri non ravvisi l’urgenza di metter fine a tutto questo. Ancora più inconcepibile che l’Ordine dei Medici non si opponga». Nei prossimi giorni il procuratore Raffaele Guariniello chiuderà le indagini del Nas: per Vannoni e soci si profila una sicura richiesta di rinvio a giudizio per associazione a delinquere, oltre che per traffico e somministrazioni di farmaci pericolosi, per truffa aggravata.