“Test sugli animali: questa legge paralizza la ricerca italiana”

La Stampa Tuttoscienze
Daniele Banfi

Blitz animalista nei laboratori dell’Università Statale di Milano, minacce di morte ai malati che si schierano con la scienza e foto segnaletiche sparse per il capoluogo lombardo con tanto di numero di telefono dei ricercatori: il «no» alla sperimentazione animale ha superato il livello di guardia. «Una situazione di declino e imbarbarimento da invertire al più presto», spiega Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche «Mario Negri», intervenuto ieri in Senato all’evento pubblico «Sperimentazione animale e diritto alla conoscenza e alla salute», organizzato dalla senatrice Elena Cattaneo e dalla Commissione Igiene e Sanità. 

Un incontro ancora più necessario, visto il pericolo-paralisi della scienza «made in Italy». Stavolta, infatti, la sopravvivenza non è legata ai finanziamenti, ma alle regole del gioco. Nel 2010 l’Europarlamento ha redatto una direttiva, frutto del confronto tra scienziati e attivisti che si occupano della tutela degli primo di un «pacchetto» che affronta alcuni temi-chiave della ricerca e dei suoi effetti, dalla sperimentazione animale agli Ogm e alle cellule sta minali. 
«Tuttoscienze» dedica a questi incontri una serie speciale di articoli intitolata «Scienza&Democrazia». animali, allo scopo di armonizzare i test sugli animali nel Continente. Un documento che mira a conciliare il benessere delle specie sottoposte a test e le necessità di ricerca. Il recepimento è avvenuto in quasi tutti gli Stati, ma differente è il caso dell’Italia: lo scorso luglio il Parlamento ha deciso di lasciare al governo, con legge delega, l’onere di stendere una nuova legge, tenendo conto degli emendamenti presentati. Le principali modifiche introdotte vietano l’utilizzo di animali per gli xenotrapianti e per le ricerche su «sostanze d’abuso». Inoltre si vietano le procedure che non prevedono anestesia o analgesia, qualora comportino dolore all’animale, ad eccezione dei casi di sperimentazione di anestetici o analgesici. Norme più severe della direttiva stessa che di fatto potrebbero porre l’Italia a rischio infrazione. «Gli xenotrapianti – spiega Garattini – sono il presente e il futuro della ricerca oncologica. La tecnica consiste nel trapianto sui topi di tessuti tumorali dei malati per studiarne le caratteristiche ed individuare le migliori cure. Vietarli significa dire addio alla ricerca oncologica in Italia». E anche sul fronte dipendenze gli effetti saranno devastanti.
 Secondo i dati 2012 del dipartimento Politiche Antidroga, queste patologie riguardano oltre 2 milioni di italiani. «La conoscenza dei meccanismi della dipendenza è essenziale per lo sviluppo di terapie adeguate. Ma ora questi studi non potranno più essere fatti», aggiunge Garattini. I ricercatori italiani non potranno quindi più prendere parte ai bandi nazionali e internazionali su questi temi, perché messi nella condizione di non poter fare ciò che negli altri Paesi è invece consentito. Diventeremo ancora meno competitivi a causa di decisioni – quelle del Parlamento – che Garattini definisce illogiche. «Nello scorso mese di giugno ho fatto presente ai deputati le ripercussioni negative di questi emendamenti.
 Tutti sembravano essere d’accordo. Al  momento del voto, però, la situazione si è ribaltata». Sul fronte animalista, intanto, la critica più aspra alla sperimentazione è legata alla presunta esistenza di modelli alternativi. «Ma il corpo umano non è fatto a compartimenti stagni – ribatte Garattini -. 
E’ una macchina complessa, un sistema integrato dove le singole componenti parlano tra loro. Con un modello composto da sole cellule isolate come possiamo pensare di studiare funzioni complesse come la memoria? Spesso mi dicono che gli animali sono molto diversi dall’uomo. E vero in parte, ma non c’è paragone con la distanza abissale tra il modello in vitro e quello in vivo. I primi sono complementari ai secondi». La partita resta aperta. Entro marzo, infatti, il governo dovrà emanare il decreto legislativo. «Le conquiste che derivano dalla sperimentazione animale sono indubbie: ultime in ordine cronologico i nuovi farmaci contro l’epatite C e l’immunoterapia nella cura dei melanomi. Ad oggi non possiamo pensare di fare a meno della sperimentazione animale, pratica ben diversa dalla vivisezione». Serve un cambio di rotta che, secondo Garattini, deve partire dall’opinione pubblica e «già da bambini». In Italia manca una cultura della scienza. «Si ragiona di pancia. Il caso Stamina ha messo a nudo tutti i limiti del nostro Paese».