Il popolo di Stamina in piazza dai giudici un altro sì alle cure

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Repubblica
Michele Bocci

Il popolo di Stamina scende in piazza contro il no alla sperimentazione. Malati e famiglie di malati, simpatizzanti, qualche politico, si sono trovati ieri pomeriggio a Firenze e hanno sfilato per il centro. Un migliaio di persone con in mano palloncini rosa, celesti e bianchi e cartelli con le foto dei loro cari.«Vergogna, vergogna», hanno gridato. E’ stato attaccato il ministro alla Sanità Beatrice Lorenzin, colpevole secondo i manifestanti di aver fermato la ricerca scientifica sul discusso metodo inventato dallo psicologo Davide Vannoni. «Sei suoi scienziati dicono che la cura non può funzionare, venga a vedere come stanno i nostri bambini, come sono migliorati», dice al microfono Caterina Ceccuti, la mamma di Sofia, la bimba fiorentina con la leucodistrofia metacromatica divenuta uno dei casi simbolo di Stamina. Con il marito Guido De Barros ha organizzato la manifestazione, conducendo il corteo per il centro, e ora darà vita ad una associazione (“Voa voa onlus”) per aiutare le famiglie colpite da diagnosi infauste.

Di fronte al Duomo i manifestanti si sono inginocchiati e hanno detto una preghiera. Lo slogan scandito più volte è stato «credere, amare, resistere», sui cartelli era scritto «Sì a Stamina, sì alla vita» o «Ci sono mamme e papà che spostano montagne in silenzio», una citazione di Papa Francesco. In piazza c’era la sofferenza di persone per le quali non è molto importante che Vannoni non abbia mai fatto una ricerca scientifica sul suo metodo, oppure che la comunità scientifica nazionale e internazionale considera quella di Stamina una grande bufala. «Mia figlia sta meglio da quando fa le applicazioni — dice Caterina Ceccuti — Non gridiamo al miracolo ma non ci sono terapie alternative». Il sindaco Renzi, che è stato interpellato durante la manifestazione, ha detto che incontrerà i genitori di Sofia: «E un tema delicato, lo affronteremo». Anna Cinzia Bonfrisco del Pdl costituirà una “Associazione interparlamentare per le cure compassionevoli”. Intanto il tribunale di Arezzo ha dato il via libera alle cure a Brescia per due donne, di 35 e 67 anni, una con una neuropatia degenerativa e una malata di Alzheimer e Parkinson, che ora si potranno rivolgere agli Spedali Civili di Brescia.