Aria di salute – Le nomine dei primari Tra meritocrazia e politica

Corriere della sera Milano
Sergio Harari

<<Se sono malato voglio essere curato dal medico migliore>> sembra una frase scontata ma non lo è affatto, soprattutto se si parla di scelte di primari. L’ex ministro Balduzzi ha tentato di riformare le nomine dei primari (direttori di struttura complessa) inserendo nuove regole nei concorsi ma, se l’intento era lodevole, non è detto che la situazione migliori davvero. Le principali novità del decreto Balduzzi risiedono nella presenza del direttore sanitario come «membro interno» della commissione, nella partecipazione di un primario della stessa specialità per la quale il concorso è bandito, proveniente da una regione diversa da quella dove la posizione viene bandita e, soprattutto, nel fatto che la commissione non deve più solo certificare gli idonei ma anche stilarne una graduatoria. Fino ad oggi, infatti, il direttore generale (dg) sceglieva il candidato a sua completa discrezione tra quelli resi idonei, da domani invece dovrà scegliere tra la rosa dei primi tre e dovrà giustificarne formalmente le ragioni.

Introdurre criteri di meritocrazia in sanità è un’impresa sempre ardua, ma questa riforma sconfina nell’ingenuità e la sua applicazione appare farraginosa. Prima di tutto, si suppone che il membro proveniente da una regione diversa sia super partes perché geograficamente lontano dalle logiche dei poteri locali, ma in una specialità, a un certo livello, ci si conosce tutti e la «scacchiera» delle posizioni importanti è sempre stata nazionale, non certo locale. Secondo aspetto: si è voluta limitare la discrezionalità del dg per evitare le note e sempre presenti ingerenze politiche (come recentemente promesso dall’assessore Mario Mantovani).

Se l’obiettivo è giusto, è altresì vero che un dg ha molti modi per far capire a un candidato di non essere gradito e ha anche il diritto di scegliere chi ritiene sia il migliore professionista per quella posizione. Il problema è semmai se poi qualcuno valuta il risultato delle scelte dei dg anche in base ai risultati clinici ottenuti. Purtroppo però nessuno ha mai visto inseriti tra gli obiettivi di un direttore generale valutazioni di risultato delle cure fornite ai malati. Vedremo cosa accadrà nella nostra regione ma molto più della legge varrà la volontà di usare trasparenza e merito rifuggendo dalle solite logiche o stavolta ricorsi e polemiche non mancheranno.