Stamina: «Nessuna scientificità» – Stamina bocciata dagli esperti

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Il Sole 24 Ore
Manuela Perrone

La sperimentazione vacilla ma l’ultima parola spetta a Lorenzin Il Comitato scientifico ritiene che « non sussistono i necessari presupposti di scientificità e sicurezza». Si conclude così il parere con cui gli esperti nominati dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin hanno bocciato il metodo Stamina. Un documento di oltre cento pagine, di cui 15 di conclusioni, approvato all’unanimità da tutti i componenti, compreso il rappresentante dei pazienti. La prima ragione del “no” al trattamento ideato da Davide Vannoni sta in una manciata di parole: non c’è differenziazione in senso neurale delle cellule.

Un colpo al cuore del metodo: Vannoni ha sempre ripetuto che la chiave del trattamento sta nella capacità delle cellule inali mesenchimali (ovvero del midollo osseo) di differenziarsi verso la linea neurale, diventando così in grado di curare le malattie neurodegenerative più disparate, dall’atrofia muscolare spinale (Sma) alla leucodistrofia meta-cromatica, la patologia di cui soffre la piccola Sofia il cui caso era stato raccontato dalle Iene scatenando il putiferio che ha portato sino a oggi. In secondo luogo, per la commissione ministeriale, non c’è definizione biologica delle cellule: non essendoci studi sulla loro differenziazione, il trattamento non è riproducibile (e la riproducibilità è il fondamento del metodo scientifico).

Terzo: il trattamento è rischioso perché non prevede alcuna distinzione tra cellule prelevate dal malato e quelle da altro paziente, violando la norma che impone lo screening del donatore. La quarta motivazione riguarda sempre la sicurezza: le infusioni ripetute di staminali comportano il rischio di complicanze, soprattutto in alcune patologie. Insomma: per gli esperti è impossibile affermare che è un metodo sicuro. La patata bollente – accolta con rabbia dai pazienti che confidano in Stamina – scotta sul tavolo della ministra Lorenzin, alla quale spetta l’ultima parola sull’avvio o meno della sperimentazione prevista dalla legge Balduzzi dello scorso maggio. «Sarei stata lieta di annunciare a tante famiglie che la loro speranza su questa nuova cura era fondata – ha detto – ma così non è». Che cosa succederà adesso? Mentre scriviamo, Vannoni insiste con la minaccia del ricorso al Tar contro la composizione della commissione (a suo dire viziata dalla nomina di esperti che in passato si erano pronunciati contro Stamina) e parla di Paesi esteri interessati a sviluppare terapie con il suo metodo.

Lorenzin ha detto di voler studiane il parere e ha promesso massima trasparenza, ma anche rispetto della riservatezza garantita sul metodo. La prima mossa concreta è stata quella di consultare i presidenti delle commissioni Sanità di Camera e Senato e i capigruppo di tutti i partiti presenti nelle due commissioni. Obiettivo: «Trovare una soluzione ragionevole a una questione delicata e spinosa». Nonostante l’apertura del presidente della commissione Affari sociali della Camera, Pierpaolo Vargiu (secondo cui «non è detto che la sperimentazione non parta»), il fronte dell’altolà al test pare abbastanza compatto. Corroborato dalle posizioni fermissime dei ricercatori che da anni studiano le stami-nali in tutto il mondo. «La comunità scientifica – ripete Elena Cattaneo – da mesi solleva l’inaffidabilità e la non scientificità di questo presunto metodo. La commissione ha esaminato fatti ed evidenze e ha deciso con l’unico metodo possibile, che è quello scientifico».