Perchè fermare i guaritori di Stamina

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Il Mattino
Giuseppe Novelli

Se un comitato scientifico ha valutato negativamente un protocollo per l’avvio di una sperimentazione clinica significa che quel protocollo non ha i requisiti indispensabili di efficacia e sicurezza per sottoporlo ai pazienti. E le autorità, politici e giudici, non possono non considerare il parere degli esperti a cui delegano questa importante valutazione. E esattamente quello che è successo al metodo Stamina ideato da Davide Vannoni. Non siamo più nel Medioevo, quando ognuno preparava in casa la propria cura. Non ci sono più i guaritori che promettono miracoli con intrugli misteriosi. Per fortuna, nella nostra epoca c’è solo una regola santa ed è quella del metodo scientifico. Nei paesi occidentali è una prassi ormai consolidata quella di seguire il metodo scientifico in tutte i campi di ricerca. Nella medicina questa regola è ancora più importante perché in ballo c’è la salute dei cittadini. Prima che un farmaco o una terapia arrivi al letto del malato si ha l’obbligo di rispettare le regole codificate dalla comunità scientifica. Non ci sono scorciatoie e non si fanno sconti a nessuno.

Ne tantomeno al metodo Stamina, nonostante abbia al suo seguito numerosi malati che lo sostengono e che certamente meritano attenzione e risposte dalla medicina ufficiale. Le regole codificate del metodo scientifico sono nate proprio per tutelare i malati e i loro familiari da trattamenti inefficaci e pericolosi per la salute. L’iter da rispettare è piuttosto rigido: prima si pubblicano i dati della scoperta, cosa che non è mai avvenuta per il metodo Stamina, su cui è stato tenuto sempre un forte riserbo; dopo aver messo i dati a disposizione della comunità scientifica altri gruppi di ricercatori hanno la possibilità di verificarli in maniera indipendente; in seguito si passa alla validazione che, in genere viene delegata a un comitato scientifico; e solo successivamente si passa alla qualificazione che è un processo complesso di prove e controprove.

Questo percorso non deve esser visto come una strada ad ostacoli, ma come uno strumento di garanzia per tutti. In un paese moderno è impensabile inoculare una terapia, anche a base di staminali, senza sapere come sono state trattate, come sono state differenziate, cosa sono esattamente diventate. Nessuno può accettare che a un malato venga propinata una «pappa» di cellule. E nessuno può credere che questa pappa sia in grado di funzionare su svariate malattie che sappiamo avere origine genetica diversa, che colpiscono tessuti diversi e che hanno una patogenesi ed evoluzione differente. Non esiste una pozione valida per tutte le malattie. Questa è roba da guaritori e stregoni che, per fortuna, ci siamo lasciati alle spalle moltissimo tempo fa. Se l’Italia permettesse la somministrazione di un trattamento non validato allora diventerebbe un paese alla stregua di quelli in cui ci si cura con le pinne di squalo o il veleno dello scorpione. Il metodo scientifico è fondamentale per realizzare reali progressi, e questo soprattutto di fronte a grandi speranze e a malattie incurabili.