Sangue infetto l’Italia paghi

Il Sole 24 Ore Sanità
Manuela Perrone

E’ illegittimo e viola sia il principio dello Stato di diritto sia il diritto dei cittadini a un processo equo il decreto legge 78/2010, nella parte in cui aveva bloccato la rivalutazione (in base al tasso di inflazione) della parte complementare degli indennizzi riconosciuti (ex legge 210/1992) ai danneggiati da trasfusioni o emoderivati infetti. Lo ha stabilito la Corte europea dei diritti umani (sentenza del 3 settembre 2013), condannando l’Italia al pagamento di quanto dovuto. A sollevare la questione davanti ai giudici di Strasburgo erano state 162 persone, tutte contagiate da sangue o emoderivati infetti (sette di loro sono morte durante il procedimento). Grazie alla legge del 1992 percepiscono dal ministero della Salute un indennizzo composto di due parti, una fissa e una variabile. Nel 2005 la Cassazione aveva sostenuto che entrambe le parti andassero rivalutate, ma nel 2009 ha fatto marcia indietro, giudicando rivalutabile soltanto la componente fissa. Nel 2010 è stato dunque emesso il decreto d’urgenza che ha sancito l’alt alla rivalutazione dell’indennità integrativa speciale e che già l’anno successivo è stato giudicato illegittimo dalla Consulta (sentenza n. 293/2011), senza grandi risultati.

Ora è arrivata la condanna contenuta nella sentenza pilota della Corte europea dei diritti umani: entro sei mesi lo Stato italiano dovrà stabilire il termine entro il quale si impegna a garantire l’attuazione dei diritti dei malati. Il Governo, dal canto suo, ha tre mesi di tempo per ricorrere alla Grande Camera della Corte. Per Angelo Magrini, presidente dell’ Associazione politrasfusi italiani, «è una vittoria importante per tutti i 60mila cittadini italiani infettati da trasfusioni: si riconosce a tutti la possibilità di percepire gli arretrati dell’adeguamento Istat per l’indennizzo, a partire da quando la loro condizione è stata riconosciuta». Di «sentenza storica che colma l’inerzia dello Stato» parla anche l’Associazione Luca Coscioni, che si dice curiosa «di vedere come si comporteranno le istituzioni preposte, considerato che a oggi sono in forse addirittura le erogazioni dell’indennizzo stesso da parte delle Regioni, che non ricevono i relativi trasferimenti statali dal 2010».