Caso Stamina: la cultura salvi la politica

Il Sole 24 Ore
Armando Massarenti

Eppur si muove! Sì, nella cultura – e nel suo difficile rapporto con la politica – qualcosa si muove. Ci sono due fatti importanti, che suggerisco di collegare tra loro per capire il senso di una possibile, autentica, rinascita II primo è quello della nomina dei 4 senatori a vita, rappresentanti indiscussi della creatività italiana, artistica e scientifica. Il secondo è il giudizio della commissione scientifica incaricata di studiare il caso Stamina, che sarà annunciato dalla ministra Lorenzin con il sostegno dell’intera comunità scientifica. La vicenda Stamina è un paradigma dei fraintendimenti in cui si può avvitare il sistema della comunicazione e della discussione politica quando in gioco vi è la salute dei cittadini, rispetto al governo di cure (o pseudocure) facilmente strumentalizzabili in chiave demagogica. Polarizzare l’attenzione sulle sofferenze, reali e drammatiche, di casi singoli crea una forte distorsione cognitiva. Le emozioni vincono sulla razionalità.

Compito principale di un’istituzione politica, come il Parlamento, al netto della rappresentanza, è correggere tale distorsione usando le migliori conoscenze e tecniche disponibili per decidere nel miglior interesse dei cittadini. Invece si è rischiato di legittimare, a spese del contribuente, un trattamento a base di cellule, di cui non è dimostrata alcuna efficacia, praticato in Cina, Ucraina, Thailandia, Santo Domingo, cioè proprio in quei Paesi che si sottraggono alle buone regole di pratica clinica. L’Italia non è riuscita a evitare il ridicolo a livello internazionale, anche dopo che il Nobel Shina Yamanaka si è rivolto direttamente al governo per sconsigliare un’apertura indiscriminata all’uso di cellule staminali.

In queste pagine, nell’ultimo anno, si è data voce, in maniera costante e non ambigua, ai maggiori esperti di cellule staminali. Questo significa stare dalla parte della cultura: provare a far prevalere i fatti sulle opinioni bislacche e, come in questo caso, sulla ciarlataneria. Se questo modo di affontare la questione sarà coronato da successo, forse riusciremo a trarne un insegnamento anche per il fututo. E qui entrano in gioco i 4 senatori a vita. Due di loro, Elena Cattaneo e Carlo Rubbia, sono scienziati. La nostra scommessa è che, insieme a Claudio Abbado e a Renzo Piano, campioni anch’essi di una cultura non “chiacchieroide”, che sa unire con efficacia creatività e concretezza, essi sapranno mantenere il loro ruolo autonomo rispetto alle sirene della politica. Facendo valere l’etica della conoscenza e della responsabilità tipiche della scienza e dell’alta cultura, faranno un grande servizio al Paese e anche alla stessa politica. Nessuno oserà più fare del Parlamento il luogo dove anything goes, dove l’anarchismo epistemologico regna sovrano, per non dire di molto peggio, come è accaduto troppo a lungo su troppe questioni importanti, condannandoci a un declino che tuttora appare inesorabile.