In sala parto il sorpasso delle mamme quarantenni

Corriere della sera
Simona Ravizza

MILANO — Per i medici non sarà l’età migliore, ma oggi un figlio intorno ai 40 anni è la regola. Almeno in una metropoli come Milano. La svolta arriva dalle nuove statistiche, che segnalano il sorpasso delle (quasi) quarantenni: le donne che partoriscono tra i 35 e i 44 anni superano quelle che mettono al mondo un figlio tra i 25 e i 34 anni. Le percentuali non lasciano dubbi: 48,4% contro 44,7%. Fino al 2008 il trend era esattamente invertito: 45,7% contro 48,9%. I dati sono appena stati elaborati dalla clinica ginecologica Mangiagalli, conosciuta come la «fabbrica dei bambini» per i suoi 6.500 parti l’anno. «E un’inversione di tendenza epocale», commenta il primario Alessandra Kustermann. Nella testa di ogni donna che vuole un figlio sono stampati — fin troppo spesso — due concetti: con il compimento dei 35 anni aumentano gli accertamenti sulla salute del nascituro (come la villocentesi e l’amniocentesi) e la curva della fecondità inizia a precipitare. Del resto, negli ultimi decenni si è diventate mamme prevalentemente tra i 25 e i 34 anni: ancora oggi La ginecologa Kustermann: «Un’inversione di tendenza epocale» gli ultimi dati disponibili del ministero della Salute sui parti, aggiornati al maggio 2013, fissano l’età media delle madri italiane a 32 anni e mezzo.

Ora il cambiamento di rotta. «Alla Mangiagalli a sorpresa è diventato più normale partorire intorno ai 40 anni che intorno ai 30 — sottolinea la Kustermann —. Alla faccia delle curve sulla fertilità. E un cambio culturale importante, che va di pari passo con i progressi della medicina». Le statistiche della clinica ginecologica di Milano spesso anticipano le tendenze a livello nazionale. E da lì che nel 2009 è stato lanciato l’allarme sugli aborti dettati dalla crisi economica e l’anno dopo è stato segnalato il boom delle mamme single (una su cinque). Adesso il fenomeno delle madri tardive, che affonda le sue motivazioni — secondo gli esperti — nella difficoltà di metter su famiglia senza avere un lavoro fisso e una casa propria «Oltre metà delle nuovi madri ha la laurea in tasca — spiega il direttore sanitario Basilio Tiso —. I tempi d’ingresso nel mondo del lavoro sempre più lunghi, sommati agli anni degli studi, fanno slittare l’età della materni- Fecondazione Nello stesso periodo di tempo la fecondazione assistita è aumentata soltanto dell’1,3% tà ai limiti dell’orologio biologico». Così le prime avvisaglie del fenomeno si sono avute in contemporanea all’arrivo della crisi economica. E la percentuale di mamme over 35 è cresciuta in parallelo all’aggravarsi della recessione. Nel 2010 erano il 47,6%, oggi sono salite al 48,5%. In aumento, in modo sorprendente, anche le mamme 45 enni, che sono triplicate negli ultimi cinque anni (0,5% contro 1,4%). Chi pensa che il trend sia dovuto al ricorso della fecondazione assistita sbaglia.

Nello stesso periodo di tempo le coppie che si sono sottoposte alle cure per la fertilità in Mangiagalli sono aumentate solo dell’1,3%. Sorge, allora, un dubbio: fare i figli in età avanzata è davvero più difficile? Qual è il margine temporale che una donna può concedersi per avere un bimbo? In un articolo comparso nel numero di luglio e agosto, la rivista statunitense The Atlantic va in controtendenza rispetto agli studi scientifici più conosciuti finora. David Dunson, ricercatore di Statistica della Duke University, ha esaminato le chance di restare incinte di 770 donne europee. Il risultato: le coppie mature che riescono a programmare i rapporti sessuali nei giorni giusti riescono a eliminare la differenza di età con quelle giovani. A una conclusione simile arriva anche lo studio dell’epidemiologo Kenneth Rothman sulle donne danesi: per le 40 enni che hanno avuto una maternità in precedenza le possibilità di restare di nuovo incinte sono paragonabili a quelle delle 20 enni. Almeno per il secondo figlio si può dimenticare l’orologio biologico.

Non solo. Sempre per l’Atlantic, la maggior parte dei problemi di fertilità non dipende dall’età delle donne, ma piuttosto da malattie come l’endometriosi che accomunano le ragazze e le meno giovani. E, a incidere sulla procreazione, può essere anche l’infertilità maschile, che aumenta progressivamente con l’età. In passato non sono mancati gli inviti alla cautela nel procreare troppo avanti con gli anni, anche per il timore di ripercussioni sui bambini. La psicologa e psicoterapeuta Anna Oliverio Ferraris, docente della Sapienza, è più ottimista: «La gioventù, ovviamente, dà maggiori energie — dice —. Ma oggi madri e padri hanno più cura della loro forma fisica rispetto al passato, compensando l’età. Nel momento di mettere al mondo un figlio c’è anche una maggior consapevolezza».