Etica e ricerca

Corriere della sera
Silvio Garattini

Ho letto con molta attenzione l’intervento di una lettrice (Corriere della Sera, 5 agosto), perché puntualizza correttamente qual è il problema nel dibattito se sia giusto o meno utilizzare gli animali nella sperimentazione scientifica. A differenza di molti esponenti delle Associazioni animaliste che ricorrono a strumentali e infondate argomentazioni pseudoscientifiche, la lettrice scrive: «Penso che sia giunto il momento di stabilire non se la sperimentazione sia utile o no, ma se sia eticamente lecita. E’ altrettanto chiaro che, rinunciando all’uso di animali, dobbiamo rinunciare anche a una parte di progresso: io sono disposta a rinunciarvi». Io ho ovviamente un’opinione diversa, perché penso che gli uomini vengano prima delle altre specie animali. E, tuttavia, a quel livello che si dovrebbe portare il confronto, spiegando però all’opinione pubblica tutte le inevitabili conseguenze a cui porta quella posizione. In Italia, nei laboratori di ricerca biomedica si usano ogni anno poco meno di un milione di animali, circa il 90/95% sono ratti, mentre per l’alimentazione si ricorre complessivamente a qualche centinaio di milioni di animali (bovini, suini, ovini, pollame, pesci ecc.). Se il problema è etico, affrontiamolo al giusto livello e in tutti i suoi aspetti.