Testamento biologico, ora anche Venezia ha il registro

Persona che firma il proprio testamento biologico
Il Gazzettino
Roberta Brunetti

É passato un anno da quando venne presentata la prima proposta di registro. Poi ci sono voluti sette mesi di discussione in commissione, dove sono sfilati medici, infermieri, notai, associazioni. E ancora tre sedute di consiglio comunale: ore di discussione e ostruzionismo. Ma alla fine, ieri sera, la tanto attesa e controversa delibera è passata. E ora anche i veneziani potranno depositare in Comune il loro testamento biologico. O meglio la loro dichiarazione anticipata di trattamento, dta, dove indicare a che trattamenti sanitari essere sottoposti o meno, in caso di incapacità di intendere e volere. Un via libera sofferto che ieri pomeriggio, all’inizio del Consiglio comunale, non sembrava così scontato, con il rischio della caduta del numero legale. Basti pensare che Franco Conte, fiero avversario del provvedimento, che pure aveva limato in questi mesi di discussione in commissione, ha tenuto banco per oltre tre ore con decine di nuovi emendamenti.
Tra le obiezioni più gettonate, nel corso del dibattito, quella che il registro sarà uno strumento inutile, a fronte di un vuoto legislativo in materia di fine vita. Così, quasi all’unanimità, è passato un emendamento trasversale che integra la delibera impegnando il sindaco a sollecitare un intervento del legislatore. Ma anche questo non è bastato a convincere scettici e contrari. «É una presa in giro – ha tuonato Simone Venturini (Udc) – fanno credere di offrire un servizio, ma è uno specchietto per le allodole, a uso dei partiti che si fanno belli». «É totalmente inutile – ha ribadito Michele Zuin (Pdl) – senza un quadro legislativo nazionale».
Tante le repliche di segno opposto. «Si tratta sempre di un registro pubblico che certifica una volontà – ha detto Bruno Centanini (Psi) – e poi sarà uno stimolo per il Parlamento e per gli altri Comuni». Per Sebastiano Bonzio (Fds) «si tratta di un’enorme vittoria dei diritti civili. É un primo passo, ma già con questo registro, la vicenda di Eluana Englaro si sarebbe risolta anni prima, i giudici non avrebbero dovuto ricostruire le sue volontà». «Qui non è in discussione il diritto alla vita, come faziosamente viene sostenuto, ma l’obbligo a vivere una vita disumana – ha ammonito Camilla Seibezzi (In Comune) – e il fatto che ci sia un vuoto normativo fa parte della storia dei diritti civili, che partono sempre dal basso».
Alla fine la delibera è passata con 22 voti a favore (gran parte del Pd, Fds, Psi, Ivd, 5 stelle, In Comune, Alessandro Vianello della Lega, Renzo Scarpa del Gruppo misto, Sebastiano Costalonga dei Fratelli d’Italia). 7 contrari Pdl e Udc. Astenuti, oltre al sindaco Giorgio Orsoni, Giovanni Giusto (Lega) e Bruno Lazzari (Pd). Solo Marta Locatelli (Pdl) non ha votato.