La Regione trasforma i consultori “Cure anche a disabili e anziani”

La Repubblica ed. Milano
Alessandra Corica

I minori disabili. Gli anziani non autosufficienti. I malati terminali e i soggetti fragili. Tutti al consultorio. Già, perché i centri (pubblici e privati) finora destinati prevalentemente alla salute della donna diventeranno d’ora in poi strutture destinate al sostegno e all’aiuto della famiglia tout court. Una sorta di “piccole Asl” a cui ci si rivolgerà non più solo per consulenze ginecologiche, psicologiche o per terapia familiare, ma anche in caso di non autosufficienza, povertà e disabilità. Il provvedimento è il cuore delle nuove politiche sociali del Pirellone, presentate ieri alla commissione Sanità dall’assessore Maria Cristina Cantù e finanziate da uno stanziamento — inedito — di 330 milioni di euro (deliberato dalla giunta il 14 maggio dopo diverse polemiche) in aggiunta al bilancio dell’assessorato. Insomma, una piccola rivoluzione. Che però lascia perplessa l’opposizione. «Non vorremmo — dicono dal Pd — che così si stravolgesse del tutto la natura dei consultori. E si rischiasse di disattendere l’applicazione della legge 194». Ricapitoliamo. La trasformazione dei consultori—istituti da una legge nazionale del 1975 —in Centri per la famiglia era stata ipotizzata già nella precedente legislatura, con una sperimentazione in 30 centri pubblici e privati. Obiettivo, trasformare le strutture — da sempre centrate sulla tutela della salute della donna, sull’assistenza psicologica e sociale prima della maternità, e sui problemi della coppia e della famiglia—in centri destinati anche agli anziani in difficoltà, ai genitori di ragazzi disabili, alle famiglie con un parente in stato vegetativo o che soffre di dipendenze, per un “triage” (la valutazione iniziale dei bisogni del paziente) e una prima assistenza, per poi indirizzarli se necessario a un’altra struttura. Adesso il Pirellone vorrebbe estendere la trasformazione ovunque, ridisegnando così la geografia dei 242 consultori lombardi (152 pubblici, 90 privati accreditati). Che dovranno occuparsi, come si legge nel Programma della legislatura approvato dalla giunta due settimane fa, anche di «ascolto delle famiglie e rilevazione del bisogno, orientamento e accompagnamento alla rete delle unità di offerta sociali, sociosanitarie e sanitarie, supporto psicopedagogico nelle diverse fasi del ciclo della vita». Un nuovo corso, quello dell’assessorato alla Famiglia, che intende basarsi sul potenziamento dei servizi sul territorio: il welfare lombardo immaginato dalla giunta Maroni si fonda sull’aumento degli interlocutori a cui chi è in difficoltà può rivolgersi. E su una maggiore presenza delle strutture, messe “in rete” tra loro. Di qui la riforma dei consultori, su cui però l’opposizione mette un freno: «Queste strutture—ricordala democratica Sara Valmaggi, vicepresidente del Consiglio regionale—sono nate con un compito ben preciso, che è tutelare la salute della donna. Sovraccaricarli di funzioni diventa pericoloso: si rischia di creare un “pastone” e di perdere di vistala tutela della salute femminile e il ruolo di informazione, previsto dalla legge 194, sull’aborto».