Che orrore quegli animali trasformati in Frankenstein

Il Giornale
Oscar Grazioli

L’allevamento intensivo ha le sue leggi spietate. Si sarebbe tentati di definirle disumane, se non fosse che è proprio l’uomo a dettarle. Da millenni i contadini hanno avuto a che fare con le corna di vacche, tori e buoi. Quando le vacche erano al pascolo o contenute in stalle dove c’era abbondante spazio, nessuno si sarebbe sognato di segare le corna alla «Violetta», anche se si trattava di un animale un tantino vivace. Ci si stava attenti e l’esperienza del vero contadino era tanto quella di sapere mungere quanto quella di evitare incornate o calci dolorosi. Con la scomparsa della stabulazione libera e l’introduzione dell’allevamento intensivo, dove i centimetri di spazio sono contati e soprattutto le mammelle sono organi sacri e intoccabili (se non dalle ventose sterilizzate delle mungitrici meccaniche), le corna sono diventate solo un pericolo. Con questi organi di difesa, che la natura ha donato ai bovidi, la mucca a stabulazione fissa, oltre a provocare traumi agli operatori, potrebbe danneggiare la mammella della vicina. Per evitare il lavoro di abrasione o taglio delle corna, i ricercatori, con un’opera di ardita ingegneria genetica, hanno creato la mucca che nasce senza i suoi strumenti di difesa. Monsel Raymond, presidente dell’ Unione Agricoltori Inglesi è molto soddisfatto. «Meno lavoro per noi e meno dolore per le mucche quando si devono decornificare». Naturalmente anche nei tori verranno inseriti tratti di Dna che inducono la soppressione dello sviluppo delle corna. Il seme di questi tori(ne esiste già uno che si chiam Randy) verrà congelato e distribuito in tutto il mondo. In pochissimi anni potremmo trovarci di fronte a uno dei più drammatici cambiamenti di una natura che ha «lavorato» milioni di anni per dotare i bovini di corna, magari lunghissime e arcuate come per le vacche inglesi di razza Highland che sono peraltro tra le bovine più tranquille che esistano al mondo. Rarissime sono infatti le mucche, come le Galloway inglesi, che nascono naturalmente senza corna. Per quanto riguarda le vacche da latte, il prossimo obbiettivo potrebbero essere le code. Perché perdere tempo e magari far soffrire l’animale nel tagliargli la coda, come si fa negli Stati Uniti? Inseriamo due geni là e una sequenza di cromosomi qua e voilà, ecco le vacche senza coda. Peccato che poi aumenti l’irritabilità e l’aggressività perché non riescono più a scacciare il tormento di osche e pappataci. Ma, a questo punto si potrebbe fare di più ancora. Tutti gli studenti di veterinaria sanno che il cavallo calcia dietro mentre la vacca calcia di lato. Beh, basterebbe inserire i geni del muscolo che impedisce al cavallo di calciare di lato e avremmo una vacca che non può incornare, non può scalciare e neanche menare la coda. Se poi si riuscisse a rendere morbidi come la gomma gli zoccoli, avremmo forse la vacca perfetta, un’enorme mammella su quattro piedini spugnosi. Recentemente in Uruguay hanno inserito i geni di una medusa negli agnelli rendendoli fluorescenti se irradiati con raggi UV. Questo solo per distingue i transgenici. Due anni fa alla Mayo Clinic hanno creato i gatti fosforescenti che ci dovevano aiutare a combattere l’Aids. L’unica cosa utile è stata che i ricercatori non li calpestavano la notte se si spegneva la luce. Ho letto che gli americani stanno lavorando al gatto senza unghie. Ma se provassero semplicemente a mettere il DNA di un nostro vecchio contadino nel loro cervello…