Gerardi e Biondini al convegno “Verso un mondo senza barriere: accessibilità urbana e qualità della vita”

 

 

“I dati demografici confermano il costante incremento della vita media della popolazione italiana e il suo progressivo invecchiamento” questo è quanto afferma il Ministero della Salute come risultato di una recente analisi, sottolineando così “ la centralità di strategie e politiche dimensionate sull’anziano e mirate alla promozione di un invecchiamento in buona salute“. ‘Centrale’ diventa pertanto la questione della promozione a tutti i livelli, istituzionali e non, di azioni finalizzate al miglioramento della qualità della vita, anche e sopratutto attraverso la cooperazione intergenerazionale, ai fini di “realizzare una società per tutte l’età” e promuovere “l’invecchiamento attivo” atto ad aumentare la “coesione sociale” tra le diverse generazioni, come importanti iniziative di ambito tanto nazionale (Festival delle Generazioni 2012, promosso dalla FNP-CISL) quanto europeo (Il 27 Aprile 2012 è stata celebrata in tutta Europa la Giornata dell’Invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni ) hanno recentemente affermato con forza. La dimensione che più di altre, e discipline afferenti a campi diversi dello scibile umano (sociologia, urbanistica, ecologia, psicologia etc.) sono concordi in questo, determina e contribuisce alla ‘costruzione’ o alla ‘distruzione’ della qualità della vita, è l’ambiente antropizzato, la città, in cui l’individuo svolge la maggior parte delle proprie attività di ‘essere sociale’. Tale ambiente è stato (ed è ancora spesso) pensato e realizzato per soggetti ‘normodotati’, cioè dotati di normali capacità fisiche e caratteristiche dimensionali, secondo un modello non più rappresentativo della società. Sono queste le origini di ciò che si suole definire genericamente ‘barriera architettonica’, un concetto spesso legato nell’immaginario collettivo solo al disabile motorio, ma che in realtà coinvolge fasce di popolazione ormai sempre più vaste ( anziani, disabili in carrozzina, disabili temporanei, persone con deficit visivo, persone con deficit uditivo, persone con problemi cognitivi, persone con problemi cardio-respiratori, persone con passeggino o carrozzina, donne in gravidanza, obesi etc.), e che va intesa come qualunque ostacolo (non solamente fisico) alla libera movimentazione delle persone (si pensi ad esempio alla necessità spesso disattesa di dotare i percorsi maggiormente frequentati, ad esempio quelli necessari al raggiungimento di aree commerciali, turistiche o socio-sanitarie, di aree di sosta debitamente distribuite, destinate ad anziani o a persone con problemi cardio-respiratori). La stessa normativa italiana ha affrontato in tempi non così remoti la necessità di definire regole e obblighi di una progettazione architettonica finalmente differenziata (la prima legge in tal senso è la n.118 del 1971) ma sopratutto di un’attività programmatoria da predisporre necessariamente a tutti i livelli di governo locale (regionale, provinciale e comunale) attraverso la definizione dei cosiddetti P.E.B.A., Piani per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche (legge n.41 del 1986), che nell’intenzione del legislatore avrebbero dovuto costituire un “Piano partecipato che prende in considerazione le esigenze di chi usa la città e di chi l’amministra” (P.E.B.A. Venezia), ma che nella maggior parte dei casi si sono fermati alle buone intenzioni. Un importante concetto però, aldilà degli esiti delle singole esperienze e definizioni dei P.E.B.A., è costantemente riproposto e appare più che mai determinante, e cioè l’irrinunciabilità ad un approccio ‘partecipato’ al problema, che veda il coinvolgimento diretto dei portatori di interesse, cioè di tutti coloro che, siano essi cittadini in forma singola o associata, possono, attraverso la propria diretta esperienza ‘sul campo’, contribuire alla creazione di una nuova cultura comune sui temi dell’accessibilità e della mobilità, definendo le problematiche esistenti e proponendo possibili soluzioni alternative.

Il progetto di convegno proposto è da considerarsi il primo necessario step verso la realizzazione di un programma più complesso, che vedrebbe, nella seconda fase, operativamente impegnate le associazioni di volontariato in sistematiche azioni di rilievo in situ delle criticità, dei livelli di accessibilità e in operazioni di schedatura in forma anonima ai fini di raccogliere e aggiornare i dati generali sull’accessibilità dell’edilizia pubblica ( esempio uffici, esercizi commerciali, edifici scolastici etc.), e nella definizione di soluzioni progettuali da sottoporre all’attenzione della cittadinanza e delle istituzioni.

La necessità della creazione di un luogo di interscambio e condivisione, nella forma del convegno, appare un punto di partenza obbligato, condizione necessaria al fine di :

– Capitalizzare e mutuare le conoscenze, delineare e precisare i contorni delle problematiche esistenti;

– Dare l’avvio ad una messa in rete dei soggetti che operano sul territorio;

– Fornire le conoscenze necessarie a costruire un nuovo patrimonio di informazioni sull’accessibilità locale, continuamente aggiornabile cui ogni soggetto possa accedere liberamente ( sia esso il singolo cittadino che in procinto di muoversi attraverso la città vuole informarsi sui percorsi più adatti alle proprie esigenze, sia esso l’ente locale, interessato alla definizione o all’aggiornamento del proprio Piano per l’Eliminazione delle Barriere Architettoniche, o all’inserimento di eventuali interventi edilizi o urbani ‘correttivi’ all’interno di stanziamenti di bilancio relativi ad interventi, ad esempio manutentivi, da realizzare).

 

Per riascoltare il convegno vai ai seguenti link:

 

http://www.youtube.com/watch?v=gfXYGWEqx2A      (parte 1)

 

http://www.youtube.com/watch?v=aY_8L-ajaRQ        (parte 2)

 

http://www.youtube.com/watch?v=U8Yp01fc4F4        (parte 3)

 

http://www.youtube.com/watch?v=nlGyZfyzvTM         (parte 4)

 

 

 

Città
Ascoli Piceno
Indirizzo
Rua del Cassero – Auditorium Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno
Organizzatore
ANTEAS