L’approdo per tanti malati dopo le ordinanze dei giudici

Corriere della Sera
Luca Angelini

Dici staminali e pensi Brescia. Qui, agli Spedali Civili, a colpi di provvedimenti dei giudici, sono stati trattati, o sono in via di trattamento, una trentina di pazienti, quasi tutti bambini. Nella metà dei casi, i giudici hanno disposto che le infusioni venissero effettuate con cellule della Stamina Foundation; in altri cinque (tra queste c’era anche, fino al successivo intervento del ministro Balduzzi, la piccola Sofia di Firenze) con cellule prodotte in una delle 13 Cell factory italiane autorizzate, mentre di altre sentenze l’ospedale non ha ancora ricevuto il dispositivo. Sempre a Brescia è ancora pendente al Tar (la sentenza di merito è attesa per novembre) il ricorso della Stamina, dei genitori di tre bimbi e degli Spedali Civili contro l’ordinanza con cui, il 15 maggio 2012, l’Agenzia per il farmaco (Alfa) bloccava la somministrazione di cellule Stamina a Brescia (blocco peraltro superato dalle sentenze dei giudici civili). Ma come è iniziato il rapporto fra la Stamina e gli Spedali Civili? La domanda l’hanno fatta ai vertici dell’ospedale anche ministero della Salute e Aifa nel corso di un’ispezione al Civile il 23 e 24 maggio 2012. Stando alla relazione su quel l’ispezione (datata 9 luglio 2012, di cui il Corriere è venuto in possesso), a rispondere è stato Fulvio Porta, primario del l’Oncoematologia pediatrica del Civile di Brescia e coordinatore del progetto di collaborazione con la Stamina. Il quale — dice la relazione — «al riguardo ha fatto presente di aver avuto contatti con … (omettiamo il nome della persona poiché il suo coinvolgimento è legato a dati sensibili sulle condizioni di salute) della Regione Lombardia e che era a conoscenza del fatto che il dr. Marino Andolina, professionista di rilievo dell’Ospedale Burlo Garofolo di Trieste e ora esperto della Stamina Foundation, aveva trattato pazienti con cellule staminali mesenchimali secondo il “protocollo Stamina”». Nelle considerazioni finali si dice, del dirigente regionale in questione, «che tra l’altro risulta avere lo stesso nome, cognome e data di nascita di uno dei pazienti in trattamento». Semplice omonimia? No. Lo ha confermato in un’intervista al Corriere proprio Davide Vannoni, presidente della Stamina Foundation. Il dirigente regionale lombardo «voleva — ha detto Vannoni — entrare in cura e, prima di iniziare la terapia, ci ha fatto incontrare con una caterva di medici, compreso il titolare del laboratorio del San Gerardo di Monza, per capire come funzionava la nostra metodica». Vannoni ha negato però che sia stato il dirigente regionale a sollecitare o facilitare l’accordo fra Stamina e Spedali Civili. «A Brescia — ha precisato — siamo arrivati perché il primario Fulvio Porta è molto amico di Marino Andolina, che io conosco da anni e lavora con Stamina». Resta il fatto che, secondo la relazione del ministero della Salute, il dirigente regionale in questione, il 17 agosto 2011, firma una nota con oggetto «AO Spedali Civili di Brescia. Aggiornamenti delle strutture accreditate», a rinforzo di un’autocertificazione del 5 agosto con cui l’ospedale bresciano si diceva autorizzato a effettuare la manipolazione cellulare, senza però fornire documentazione a supporto. Il dirigente regionale lombardo, sempre secondo la relazione ministeriale, è «da considerare il primo paziente in terapia». L’autorizzazione all’uso su di lui delle cellule staminali mesenchimali è la prima delle 12 emesse per altrettanti pazienti (adulti e bambini) fra il settembre 2011 e il gennaio 2012. La data è il 29 settembre 2011. L’accordo definitivo di collaborazione fra Stamina Foundation e Spedali Civili è stato firmato il giorno prima. Nella relazione sull’ispezione del ministero e dell’Aifa vi sono anche altri rilievi: «Il laboratorio cellule staminali dell’ Azienda Spedali Civili non aveva la richiesta pregressa esperienza di preparazione di medicinali per terapia cellulare somatica»; «Non emerge una valutazione clinica dei pazienti da sottoporre al protocollo (…)»; «Non è stato possibile pervenire alla conoscenza della metodica (…) utilizzata da Stamina (…)». Il Civile ha sempre sostenuto di aver rispettato le regole. «L’Azienda — aveva precisato una nota dell’ospedale dopo la notizia che una decina, fra medici e funzionari, erano indagati dalla Procura di Torino per la vicenda Stamina — ritiene di avere agito correttamente, secondo legge e con tutta l’eccellenza e la competenza delle proprie strutture specializzate e dei propri professionisti (…)». Quanto all’applicazione delle sentenze dei giudici «l’Azienda ritiene utile precisare che, nell’ambito delle terapie precedentemente erogate ai pazienti arruolati e anche per i nuovi piccoli che, per effetto delle pronunce della magistratura, sono in fase di valutazione clinica, il comportamento etico e professionale dei clinici e della direzione è stato rispettoso dei principi fondamentali della correttezza clinica, delle regole di buona pratica clinica, della trasparenza, della responsabilità e buona comunicazione tra azienda, ricercatori clinici e parti sociali interessate».