Per decreto una cura che non c’è

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Il Sole 24 Ore Domenica
Elena Cattaneo

Con un decreto scioccante, il ministro della Salute ha stabilito che il medesimo trattamento non-efficace a base di cellule staminali non-identificabili preparato in laboratori non qualificati sia somministrato a soggetti umani (incluso bambini) con malattie diverse nelle corsie degli ospedali da lui vigilati. Il decreto tradisce la pratica scientifica e medica che impone la verifica dell’efficacia e della sicurezza di un preparato prima della somministrazione nell’uomo. Stravolge le implicazioni mediche dell’uso compassionevole. Rinnega le disposizioni – contrarie al trattamento – emesse dalle stesse agenzie ministeriali deputate al controllo. Contravviene alle regole degli enti regolatori europei (recepite anche dall’Italia) in materia di impiego di staminali nella medicina rigenerativa. Impone alla collettività il carico di trattamenti inefficaci. Crea il precedente – al quale chiunque potrà appellarsi – di poter esigere dallo Stato la “cura che non c’è” che ciascuno riterrà più idonea per sé. Dimentica che in medicina i trattamenti inefficaci sono anche pericolosi. Ancora più tragicamente, inganna la speranza di persone al di sopra di ogni giudizio, i malati. Il Ministro giustifica tutto ciò chiamando in causa l’etica. Si tratta di un’idea arcaica dell’etica medica, quella in vigore quando i medici trattavano paternalisticamente e mentivano ai pazienti.