Il mondo ha deciso una crociata contro l’Alzheimer

Il Giornale
Enza Cusmai

Dieta vegetariana in stile indiano, tante proteine vegetali, tanta frutta e verdura, tanti esercizi di allenamento per il cervello. E così che si allontana nel tempo l’incubo dell’Alzheimer, la malattia neurodegenerativa più diffusa del pianeta, 36 milioni di persone nel mondo, un milione solo in Italia. Una demenza definita ormai dall’Oms «priorità di salute pubblica mondiale». Ma qualcosa si muove. E ora tutti quelli che sono disorientati, che perdono facilmente la memoria, potranno scoprire, con un semplice test, se sono destinati ad ammalarsi anche a distanza di dieci o quindici anni. Una diagnosi ben collaudata anche dai ricercatori italiani. Elio Scarpini, responsabile dell’Unità valutativa Alzheimer del Centro Dino Ferrari spiega: «L’esame consiste nell’esaminare il liquor, cioè il liquido cerebrospinale: se contiene basse quantità di una proteina chiamata amiloide, allora il rischio di malattia esiste». Dunque questo test rivela la possibilità di essere malati ben prima che compaiano dei sintomi rilevabili. Serve a qualcosa, ci si può domandare, oppure è solo un modo per leggere nella sfera di cristallo un futuro grigio e per niente invidiabile? No, gli esperti sostengono che lo stile di vitapossa incidere su questa malattia. 36 milioni Sono le persone affette dall’Alzheimer nel mondo. Un milione solo qui da noi in Italia. Esiste persino una dieta contro l’Alzheimer ispirata all’India dove i malati di Alzheimer sono un decimo di quelli presenti nei paesi occidentali. «Verdura, frutta, cereali e pesce sono di aiuto -spiegaScarpini-mentre carne e latticini sono più pericolosi per chi è a rischio di questa patologia. Abbiamo già avviato una sperimentazione sui malati lievi basata sull’alimentazione e pensiamo possa rallentare i tempi di sviluppo della malattia». Fin qui la prevenzione. Di cure, invece, ancora non ce ne sono. Attualmente le terapie farmacologiche si concentrano sui sintomi ma non modificano il decorso della patologia. Ma le sperimentazioni vanno avanti. «L’obiettivo oggi è bloccare l’accumulo di amiloide nel cervello responsabile della morte dei neuroni e rimuovere quella già presente – spiega Scarpini- Si agisce con l’immunoterapia, introducendo anticorpi». In Italia si cerca di andare avanti a suon di beneficenza. I fondi latitano a differenza di quanto succede negli Usa dove il presidente Barak Obama si è impegnato a trovare una cura sul morbo di Alzheimer entro il 2025. Sono stati già spesi fiumi di denaro perla ricerca genetica. Che ha fatto enormi passi avanti. Gli studiosi hanno identificato igeni associati alla malattia e hanno oggi un’idea più precisa di quando essa abbia inizio. Sono stati anche scoperti i biomarcatori del-l’Alzheimer che permettono di diagnosticarlo con sicurezza, laddove fino a poco tempo fa l’unico modo di identificarlo con certezza era tramiteun’autopsia dopo il decesso del paziente. Infine gli studi hanno mostrato come i fattori di rischio principali siano certe placche che si formano a livello cerebraleechedistruggerebbero le cellule nervose. Sul piano della cura è in atto la sperimentazione di un farmaco costato ben 100 di dollari. La lotta all’Alzheimer promossa dagli Usa prevede anche un’estesa campagna d’informazione. E gli effetti si vedono. Diversamente da quanto succedeva negli anni ’80, quando i personaggi noti che soffrivano di Alzheimer sparivano dalla scena (si pensi al presidente Ronald Reagan), ora la cantante Glen Campbell e l’ allenatrice di un’importante squadra di pallacanestro femminile hanno ammesso pubblicamente di esserne affetti. E nessun malato deve più nascondersi.