I ricercatori migliori ce li ruba la Svizzera

Provincia Como
Sara Ballabio

La Svizzera ruba a Como ricercatori e dottorandi. Merito di un sistema produttivo che ha sempre più fame di personale qualificato, che è disposto a remunerarlo senza fare sconti e che è proiettato in un orizzonte internazionale. È lo stesso segretario di Stato per l’educazione e la ricerca, Mauro dell’Ambrogio, a sottolineare le peculiarità del sistema formativo elvetico. Studio e lavoro nelle industrie «La tendenza ad accogliere ricercatori e dottorandi provenienti da oltre confine è diventata costante – spiega – merito del fatto che, nel mondo accademico, si parla l’inglese, lingua universalmente conosciuta. Inoltre, la Svizzera non offre ai ricercatori solo la carriera accademica, come spesso avviene in Italia. Le nostre aziende – precisa – sono costantemente alla ricerca di personale altamente qualificato da inserire in alcune attività per le quali in Svizzera c’è carenza di risorse umane». Ed ecco che si aprono settori in cui è possibile fare carriera. «Negli ultimi anni, si sono molto sviluppati, a livello industriale, i settori farmaceutico e bio-tecnologico – spiega dell’Ambrogio – campi nei quali è sempre più difficile contare su personale locale». Ma non è tutto. «Abbiamo anche poli in cui operano distaccamenti di multinazionali, come la Nestlè – sottolinea – in cui il 98% del fatturato viene fatto all’estero. Ed ecco, che al giovane ricercatore viene offerta la possibilità d’inserirsi in un orizzonte internazionale in cui le possibilità d’affermazione sono molteplici». Sono dieci le Università cantonali in Svizzera. Tra queste, si contano due Politecnici federali. Si tratta delle Università di Basilea, Berna, Lucerna, San Gallo, Zurigo, Ginevra, Losanna e Neuchatel più il Politecnico federale di Zurigo e quello federale di Losanna. Dal 1996 è nata a Lugano la Usi, l’Università della Svizzera italiana. A questi istituti, si devono aggiungere altri centri di ricerca privati come il F ranidin college. Ed è proprio un docente dell’istituto, Morris Mottale, a evidenziare i motivi per cui le loro aule abbondano di universitari d’oltreconfine. «Il sistema scolastico italiano andrebbe snellito e coadiuvato da un programma di studi di respiro internazionale – spiega – le nostre rette, inoltre, non si discostano da quelle che un studente deve sostenere in Italia per frequentare, ad esempio, la Bocconi. Nello stesso tempo, forniamo ai giovani gli strumenti per inserirsi anche nell’industria in modo da garantirsi possibilità di carriera». L’importanza dell’apprendistato Del resto, «in Svizzera è molto importante l’apprendistato – rimarca dell’Ambrogio – e i due terzi dei giovani di 15 anni frequentano scuole professionali». Insomma, «in Italia ci vanno solo studenti svizzeri che intendono specializzarsi in materie umanistiche», conclude il Segretario di Stato.