Tumori, la speranza in un virus. “Uccide solo le cellule malate”

Giorno- Carlino- Nazione
Valerio Baroncini

Un virus può uccidere i tumori del seno e dell’ovaio. E dare una speranza alle 42mila persone (quasi tutte donne) che ogni anno si ammalano a causa di queste patologie. Devastanti, fino alla morte, in un caso su quattro. La scoperta è dell’Alma Mater di Bologna che ha brevettato la tecnologia: l’équipe guidata dalla professoressa Gabriella Campadelli-Fiume, da anni al lavoro per individuare un agente che uccida selettivamente i tumori, ha appena pubblicato la ricerca sulla rivista Plos Pathogens e aperto una strada che potrebbe rivoluzionare la medicina mondiale. Il virus in questione è quello (banale) dell’herpes. Solo che gli anni di studio matto e disperatissimo’ hanno portato a una versione oncolitica’, che distrugge cioè i tumori; la ricerca ha dimostrato che il virus non è efficace solo quando viene somministrato direttamente all’interno del tumore, in condizioni di laboratorio. Lo è anche quando viene diffuso in condizioni operative clinicamente più realistiche. Questa la svolta ottenuta dai due gruppi di ricerca dei dipartimenti di Medicina Specialistica, Diagnostica e sperimentale e di Farmacia e Biotecnologie dell’Università di Bologna che da molto tempo si impegna nell’individuazione di questa terapia innovativa. Già nel 2009, infatti, era stato ideato un virus derivato da quello dell’herpes. La certezza, di questi giorni, è che il virus modificato non aggredisce le cellule normali e non provoca quindi le classiche lesioni erpetiche alle labbra, ma è capace di riconoscere e distruggere i tumori del seno e dell’ovaio che presentano uno specifico marcatore (Her-2). Il virus non infetta quindi altre cellule sane, indirizzando tutta la sua capacità distruttiva solo sulle cellule malate. Allo stesso tempo mantiene la sua potenza’, che invece in altri progetti era mancata. I nuovi studi hanno dimostrato che il virus modificato può curare topi di laboratorio portatori di metastasi di tumori umani all’interno dell’addome. Alla realizzazione del modello am-male ha provveduto un team guidato dal professor Pier Luigi Lollini in collaborazione con l’Istituto Rizzoli di Bologna. «E difficile studiare in laboratorio la diffusione metastatica dei tumori umani — fa notare Lollini —. Per questo abbiamo sviluppato un sistema-modello che riproduce nei topi la diffusione metastatica dei tumori dell’ovaio e del seno, consentendoci di testare nuove terapie antitumorali in condizioni che rispecchiano quelle umane». Per il futuro, l’obiettivo è arrivare alla fase di sperimentazione preclinica. Tradotto: a breve, anche sulle persone, potrebbe essere utilizzata la cura del virus dell’herpes che uccide il cancro. Ma per questo servono fondi e mancano ancora alcuni spunti di ricerca: gli studiosi sono alla ricerca di finanziamenti.