Ricerca, “premiati” gli Irccs

Il Sole 24 Ore
Flavia Landolfi

Slitta di dieci giorni ma è in discesa l’esame e l’approvazione del Programma nazionale per la ricerca sanitaria 2013-2015 da parte della Conferenza Stato-Regioni. La nuova cornice di pianificazione delle attività di studio per la salute farà il suo debutto, se tutto filerà liscio, con una ripartizione dei finanziamenti “premia-Irccs”. Ovvero una spartizione delle risorse pubbliche che blinderà il 55% delle somme assegnate dalla Legge di stabilità alla ricerca corrente degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e solo 1’8% agli altri enti di ricerca. Una previsione, sembra, voluta fortemente dal ministro Balduzzi e che ha modificato il provvedimento in entrata che originariamente prevedeva che il 55% dei fondi venisse genericamente destinato alla ricerca corrente. Si tratta quindi di un mero rinvio tecnico — fanno sapere i bene informati — ma nella seduta del 7 febbraio il provvedimento dovrebbe (il condizionale è sempre d’obbligo) vedere la luce. Oltre alla blindatura del 55% dei fondi agli Irccs il Programma fisserà un 8% dei finanziamenti agli altri enti di ricerca sempre per la ricerca corrente, il 7% per il conto capitale e il restante 30% per la ricerca finalizzata (senza distinzione di destinatari). Le novità, quindi, sono formali ma anche sostanziali. Innanzitutto si tratta di un debutto vero e proprio, perché il Programma (per altro previsto in una legge del 1992) a oggi era “relegato” nei bandi per la ricerca corrente e per quella finalizzata. Per quanto riguarda le aree di intervento, «le articolazioni delle attività di ricerca del Ssn — recita il provvedimento — comprendono in particolare: la ricerca biomedica clinica con l’obiettivo di sviluppare progetti finalizzati a migliorare le conoscenze disponibili in specifici ambiti clinici e/o orientate allo sviluppo di nuove tecnologie sanitarie». II secondo filone di intervento è quello della «ricerca clinico-assistenziale e organizzativo-gestionale, per sostenere il trasferimento nella pratica clinica di rilevanti conoscenze acquisite nell’ambito della ricerca anche attraverso la elaborazione di linee guida cliniche e assistenziali — prosegue il Pnrs —; sviluppare ricerche finalizzate allo studio dei determinanti della qualità e della sicurezza delle cure nei diversi contesti assistenziali». Infine «sperimentare e valutare l’impatto sanitario, sociale ed economico di tecnologie e di diverse modalità di organizzazione e gestione dei servizi sanitari». Il nuovo Pnrs mette poi nero su bianco i criteri selettivi per la partecipazione ai bandi per la ricerca finalizzata. Tra questi, tra l’altro, la partecipazione diretta di Regioni e Province, la ripartizione su base paritaria del finanziamento per progetti di ricerca biomedica clinica e ricerca clinico-assistenziale e organizzativo- gestionale. Ma anche il coinvolgimento dei ricercatori italiani all’estero e allo sviluppo del cofinanziamento dei privati.