Il prete e le donne: «Violenza? Se la cercano»

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l’Unità
Jolanda Bufalini

Come possa una donna uccisa dal marito o fidanzato fare autocritica non si capisce, ma la logica non è il punto forte don Piero Corsi, parroco di San Terenzio a Lerici. Il parroco è autore di uno scritto appiccato alla porta della chiesa della bella cittadina della riviera di Levante. L`ardita tesi sostenuta è che le donne vittima di violenza devono fare autocritica perché «provocano». Le donne che portano «abiti succinti», che «si sentono indipendenti», che non cucinano, non accudiscono i figli, che si comportano «con arroganza», secondo il parroco, devono fare «un sano esame di coscienza» perché, magari, se «la sono andata a cercare». Don Piero, che dovrebbe fare il pastore di anime, nella confusa riflessione, mette tutto insieme, la violenza sessuale e l`uccisione della donna in quanto tale, quella che vuole lasciare il fidanzato o separarsi, che accudisce i figli, spesso vittime anche loro di uomini violenti. E, per additare le donne piuttosto che chi le aggredisce usa l`argomento più trito che si conosca, la «provocazione», l`abito «succinto». Forse Don Piero è in cerca di una facile visibilità mediatica, perché non è nuovo all`espressione di punti di vista eclatanti quanto grossolani e razzisti. Qualche mese fa ha messo in bacheca le vignette contro i mussulmani che hanno provocato le rivolte nei paesi arabi. In un`altra occasione se l`è presa con un clochard. Ieri, interpellato da un giornalista che gli ha telefonato per conoscere il motivo di quel volantino esposto alla vigilia di Natale, se l`è presa anche con gli omosessuali: «Come reagisci tu di fronte a una donna nuda? O sei fr..?». Queste idee il parroco di Lerici se le è fatte frequentando un sito che non nasconde, dietro la facciata, la propria simpatia per tutte le tematiche fasciste e razziste, che si chiama «Pontifex», noto per le prese di posizione omofobe e per la lettura delle tragedie come «castigo di Dio». Su Pontifex era stato pubblicato un commento alla lettera apostolica «Mulieres dignitatem» di cui, infatti, il volantino esposto in bacheca, è un estratto. E ieri il sito ha preso le difese del parroco: se ci sono i femminicidi o tutti gli uomini sono impazziti oppure la colpa è nel comportamento delle donne. La violenza di questa presa di posizione contro le donne, l`uso della bacheca di una chiesa, ha fatto indignare la presidente di «telefono rosa», Maria Gabriella Carnieri Moscatelli: «Chiediamo alle massime autorità civili e religiose che si attivino perchè venga immediatamente rimosso il manifesto affisso dal parroco che riteniamo una gravissima offesa alla dignità delle donne». Ha protestato anche Mara Carfagna, ex ministro – nel governo Berlusconi alle pari opportunità: «Ancora una volta qualcuno si è permesso di attribuire alle donne la responsabilità della violenza che troppo spesso gli uomini commettono su di loro. Ciò che più mi rattrista, e lo dico da cattolica, è che, questa volta, si sia provato a far risalire questa assurda teoria alla dottrina della Chiesa. Niente di più falso». Considerazioni diverse sono venute da Silvio Viale, presidente dei radicali italiani: «Bisogna rompere la convinzione diffusa che le azioni violente contro le donne siano reazioni a provocazioni, inevitabilmente determinate da una crescente emancipazione e da una maggiore libertà di costume». Secondo il radicale questo non è vero nemmeno delle pubblicità definite «offensive» contro cui si fanno delle campagne: «Il problema è quello di una corretta informazione». Ieri mattina il volantino era sparito dalla bacheca e, in serata, il vescovo di La Spezia, Luigi Ernesto Palletti, ha spiegato: «Appena appresa la notizia dell`affissione della locandina contenente le affermazioni che conducono a dare un`errata lettura dei drammatici fatti di violenza sulle donne, ho subito dato disposizione che la stessa fosse prontamente rimossa. In nessun modo infatti può essere messo in diretta correlazione qualunque deprecabile fenomeno di violenza sulle donne con qualsivoglia altra motivazione, nè tantomeno tentare di darne una inconsistente motivazione». «A tal proposito – continua il vescovo – ritengo doveroso cogliere l`occasione per invitare tutti a prendere sempre più coscienza di questo inaccettabile fenomeno perchè non si debbano più ripetere fatti di violenza sulla donna come quelli che nell`anno ormai trascorso hanno drammaticamente segnato la vita del nostro Paese». Resta lo shock per una parrocchia affidata a un personaggio che, solo dopo le parole del vescovo, ha chiesto scusa. Alessandra Servidori, Consigliera nazionale di parità del ministero del Lavoro: «Anziché chiedere scusa delle farneticanti parole contro le donne, il parroco di Lerici insiste nella sua crociata inquisitoria più degna di un coatto da bar che di un pastore della Chiesa. Mi auguro che non solo l`opinione pubblica ma anche le autorità ecclesiastiche sappiano e vogliano tutelare la dignità e la libertà della donna la cui avvenenza non è certo una provocazione ma un dono di Dio».